13/01/2009
Anno Pastorale 2008-2009: Lettera dell’Arcivescovo


A tutti i fedeli della Diocesi


Carissimi fratelli e sorelle,
                                                
                                          dopo il Convegno Pastorale Diocesano e i suggerimenti proposti dai Consigli, Pastorale e Presbiterale, riuniti in seduta congiunta, ero solito negli anni passati inviare alla Diocesi una Lettera Pastorale con la quale, accogliendo i suddetti suggerimenti, presentavo il programma pastorale per il nuovo anno.

Quest’anno, però, ho già inviato una Lettera Pastorale per invitarvi a celebrare in modo opportuno l’Anno Paolino, voluto dal Santo Padre Benedetto XVI per celebrare il Bimillenario della nascita del grande Apostolo delle genti.

È chiaro che quanto ivi suggerito deve entrare nel programma pastorale del prossimo anno 2008-2009 e perciò non vedo la necessità di inviarvi una ulteriore Lettera Pastorale.

È opportuno, tuttavia, che accogliendo i suggerimenti dei due Consigli sopra indicati vi faccia presenti altri punti programmatici da aggiungere a quelli indicati nella Lettera “Con Paolo di Tarso evangelizzatori nel terzo millennio”.

Questi, infatti, tengono conto non solo dell’Anno Paolino, ma anche del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio e del Convegno Pastorale Diocesano sulla fragilità.

Ed eccovi alcune proposte che potrete completare con quanto indicato da don Nino Pangallo nella sua Relazione conclusiva al Convegno Pastorale Diocesano, che trovate negli Atti, la cui pubblicazione è prossima.

1. Diffondere in modo capillare la Parola di Dio. Un segno potrebbe essere la consegna, nella Prima Domenica di Avvento, in tutta la Diocesi di una Lettera paolina, assieme ad una immagine di San Paolo, alle persone ed alle famiglie che partecipano alla Messa; favorire in ogni modo la lettura e la conoscenza della Parola attraverso lectio bibliche, centri di ascolto, appuntamento al sabato sera (o in altro giorno) per la lettura e l’approfondimento, assieme al sacerdote, delle letture domenicali (almeno nei tempi forti dell’anno liturgico): l’attenzione alla Parola di Dio deve essere la priorità assoluta nel nostro cammino pastorale.

2. Ridare slancio e motivazione alle tante opere di carità della nostra Chiesa locale, intanto facendole conoscere ai fedeli che, in parte ne ignorano la storia, le finalità e forse persino l’esistenza: nell’anno dedicato alla riflessione sulla fragilità, queste opere devono tornare ad essere nel cuore di tutti,delle Associazioni laicali e delle parrocchie, ridando forza alla dimensione primaria del volontariato che è la gratuità.

3. Operare una scelta di campo per Arghillà, facendo di questa zona che oggi si presenta come la più problematica e delicata, un luogo nel quale la Diocesi scommette sul fatto che dalla fragilità può nascere la speranza, la condivisione,l’integrazione. In accordo con il Parroco e con la Comunità parrocchiale, individuare un gruppo di operatori pastorali, di “ esperti” (che sappiano lavorare con la testa e con il cuore) e che possano tracciare un percorso sociale e pastorale che faccia sentire meno isolata quella comunità e che ne faccia emergere le potenzialità positive. Arghillà potrebbe diventare un punto di riferimento per tutta la Diocesi.

4. Nel cammino pastorale di quest’anno non si lascino cadere alcuni nodi fondamentali emersi al Convegno, relativi alla fragilità ecclesiale come il rapporto laici - presbiteri. A questo tema, sarà dedicato un incontro di Aggiornamento del Clero; anche la Consulta per le Aggregazioni Laicali e lo stesso Consiglio Pastorale dovrebbero riflettere su questo argomento, con serenità e con il solo desiderio di favorire la crescita della comunione.

5. Si continui a lavorare, in questo Anno Pastorale, con lo stile laboratoriale che caratterizza da qualche anno la fase preparatoria del Convegno Pastorale Diocesano annuale; si continui a valorizzare il lavoro delle Zone per dare continuità al Convegno stesso e per sperimentare il discernimento comunitario.

Cordiali saluti e buon lavoro pastorale con la mia paterna benedizione.

Reggio Calabria, 4 ottobre 2008
+ Vittorio Mondello
Arcivescovo Metropolita
"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".