22/05/2009
"Vivere la morte, celebrare la vita": nota pastorale dell’Arcivescovo
 
A tutti i fedeli della Diocesi

PRESENTAZIONE

Carissimi confratelli Presbiteri,
                                             la Nota Pastorale sulla celebrazione delle esequie, che di seguito viene pubblicata, è nata per rispondere ad una esigenza pastorale relativa alle esequie al cimitero e ai rapporti con le Agenzie funebri.
         Invece di rispondere solo a questi due problemi, tuttavia, il Consiglio Presbiterale ha preferito riaffrontare tutta la problematica delle esequie e presentare quindi una sintesi di quelle norme che sono presenti nei vari documenti del Magistero del Papa, negli interventi della C.E.I., e nel nostro Direttorio Pastorale.
         Questa Nota, perciò, dà l’opportunità di avere ripresentati in una visuale d’insieme tanti documenti e di rispondere ad alcune problematiche pastorali sorte recentemente nella nostra Diocesi.
         Il Consiglio Presbiterale, in tre riunioni, ha esaminato tale problematica e nell’ultima riunione del 23 aprile 2009 ha approvato il Documento che ho fatto mio e propongo a tutta la Comunità Ecclesiale di Reggio Calabria – Bova.
         Reggio Calabria, 25 aprile 2009
+ Vittorio Mondello
Arcivescovo Metropolita


NOTA PASTORALE: “ VIVERE LA MORTE, CELEBRARE LA VITA”

La crisi della cultura e delle tradizioni religiose, la supremazia della tecnica e della scienza medica che spesso toglie all’ultimo evento terreno della persona quanto di umano e di sacro racchiude, allontanando non solo i parenti più prossimi dal malato, ma il malato stesso dalla propria morte,
sono realtà attuali e diffuse, tragicamente affini a quella generale tendenza alla rimozione della morte, la quale per larghi strati della società finisce con l’essere soltanto un problema angoscioso, un appuntamento ineluttabile cui é meglio non pensare.



          1. La morte, mistero pasquale

Seppellire i morti e consolare gli afflitti appartiene al cuore del cristianesimo che si prende cura dell’essere umano in tutte le situazioni di vita.
Tale cura si traduce in parole, gesti, riti rivolti ad accompagnare l’evento della morte e a sostenere coloro che sono nel lutto. Parole, gesti e riti che nascono dalla fede pasquale della Chiesa: per Essa, infatti, proclamare e celebrare la morte e resurrezione del suo Signore è l’evento centrale della sua fede e della sua missione.
* In Cristo Gesù, morto e risorto, l’atto del morire illumina la vita e ne rivela il senso più pieno.
Fondandosi sulla Parola di Dio la Chiesa fermamente crede e fermamente spera che “come Cristo è veramente risorto dai morti e vive per sempre, così pure i giusti, dopo la loro morte, vivranno per sempre in Cristo risorto” (Gaudium et Spes 18).
* Tale è l’annuncio che deve pervadere e illuminare l’intera celebrazione esequiale: essa è celebrazione del mistero pasquale di Cristo Signore. La Chiesa, infatti, nelle esequie prega perché i suoi figli, incorporati per il Battesimo al Signore morto e risorto, passino con Lui dalla morte alla vita e, debitamente purificati nell’anima, vengano accolti con i Santi e gli eletti nel cielo, mentre il corpo aspetta la beata speranza della venuta di Cristo e la resurrezione dai morti (CCC 997).
* È per questo che la Chiesa, madre pietosa, offre per i defunti il Sacrificio eucaristico, memoriale della Pasqua di Cristo, e innalza preghiere implorando la consolazione della fede per quanti piangono la scomparsa dei loro defunti (RE 1, 11-12 Dir. Past. RC n°200 ss.) ed esorta tutti a
vivere la speranza certa, quella che fiorisce dal sepolcro vuoto di Cristo, memori che “la risurrezione dai morti è la fede dei cristiani. Per questo essi sono tali.” (Tertulliano, Ap. 1).


         2. La parrocchia luogo delle esequie

Per qualsiasi fedele defunto, che venga chiamato da questa vita alla casa del Padre, si raccomanda vivamente di osservare la norma dello svolgimento dei funerali nella chiesa parrocchiale. ( Can. 1177, 1; R.E. 22, 1).
È, tuttavia, consentito a ciascun fedele, o a coloro cui compete provvedere alle sue esequie, scegliere eventualmente un’altra chiesa per il funerale, con il consenso del Rettore di questa, avvertito il parroco proprio del defunto.
Ed inoltre, se la morte è avvenuta fuori della propria parrocchia ed il corpo del defunto non è stato fatto rientrare nei suoi confini, né è stata legittimamente scelta alcuna chiesa per il funerale, le esequie possono essere celebrate nella chiesa della parrocchia in cui è avvenuta la morte (Can. 1177, 2-3).
Per eventuali celebrazioni al cimitero, invece, di norma da evitare, sia interpellato il cappellano, sentito il parroco competente.
Per coloro, infine, che appartengono a Congreghe, uditi il parroco ed il rettore della chiesa, può essere concesso che le esequie si celebrino nella chiesa della stessa Congrega. (Cfr. Dir. Past. R.C, 204).


         3. La partecipazione della comunità

Nella celebrazione delle esequie ognuno ha un suo compito e un ufficio particolare da svolgere: lo hanno i genitori, i familiari, la comunità cristiana, gli addetti alle onoranze funebri e tanto più il sacerdote che presiede l’azione liturgica.
• È compito del sacerdote, avuta notizia di un decesso, recare sollecitamente sollievo cristiano alla famiglia del defunto, confortarla nel dolore e, per quanto possibile, aiutarla a preparare convenientemente la celebrazione delle esequie.
• In mancanza del sacerdote, o di un diacono, è opportuno che la veglia di preghiera nella casa del defunto sia guidata da un operatore pastorale, o da un ministro istituito.


         4. La liturgia esequiale

La Liturgia delle esequie, quale espressione di fede e di speranza, si svolga in stile di nobile semplicità.
Ognuna delle sequenze rituali delle esequie deve essere compiuta con grande dignità e senso del mistero: i segni liturgici, quali la croce, il cero pasquale, l’acqua benedetta e l’incenso, siano usati con grande proprietà. (Dir. pietà popolare e liturgia, 253, 2002).

Liturgia della Parola:

* In qualsiasi celebrazione per i defunti, soprattutto se esequiale, grande importanza deve essere data alla Parola di Dio.
* La Chiesa, infatti, proclamando la Parola di Dio

               - annuncia l’attualità del mistero pasquale
               - rinvigorisce la speranza dei suoi figli
               - testimonia la fede nella resurrezione dei morti a vita nuova (RE 11)

* Si scelgano opportunamente, pertanto, i testi più convenienti secondo le situazioni tenendo conto sia delle persone presenti sia delle circostanze di vita e di morte del defunto. (Cfr. Dir. past. 205).

Omelia:

* Nella Messa esequiale si tenga normalmente una breve omelia che non deve essere mai dissociata dal suo contesto, cioè dall’intera liturgia esequiale.
Si svolga con tono misurato, sobrio, teso soprattutto all’annuncio della fede pasquale. Il servizio omiletico, riservato al solo celebrante, è grandemente necessario per alimentare la vita cristiana nella concretezza delle varie situazioni. (OGMR, 388).
* Si tengano presenti, come è giusto, gli aspetti pastorali che interessano il defunto, la sua famiglia, i presenti.
* Speciale attenzione si riservi nei confronti di quanti, in occasione del funerale, assistono alla celebrazione liturgica o ascoltano la proclamazione della Parola, siano essi acattolici o cattolici che partecipino di rado all’Eucarestia o vivano una particolare fragilità della loro fede. Si ricordi che il sacerdote è per tutti ministro del Vangelo (Ivi 385):
“ fidei educator, consolationis minister”(O. E., n°16)


         5. Le esequie senza la Messa

Possono presentarsi situazioni particolari nelle quali è opportuno, o addirittura doveroso, tralasciare la celebrazione della Messa e vivere il rito esequiale con la sola Liturgia della Parola.
In quei casi, si osservino le indicazioni del Rito delle esequie riportate ai nn.135-146.
* La liturgia della Parola, senza Messa, può essere ovviamente presieduta anche da un diacono.

Nessuna differenza di solennità.

* Nelle celebrazioni esequiali “non è consentita nessuna distinzione di persone private e di condizioni sociali, sia nei riti che nell’apparato esteriore”. (S.C. 32).
Nel contesto della liturgia della Parola e dell’omelia si eviti, inoltre, ogni particolare forma di commemorazione o di elogio funebre sul defunto. (cfr. O. E. 74, RE 63).
* È consentito, tuttavia, é anzi opportuno, inserire nella preghiera universale o dei fedeli un’intenzione particolare per il defunto: le intenzioni proposte a nome della comunità siano, comunque, sobrie, formulate con sapiente libertà, composte di poche e non improvvisate parole, prive in ogni caso di espressioni improprie ed inopportune. (OGMR, 71).


         6. Esequie in caso di cremazione

* La Chiesa ha sempre privilegiato la sepoltura del corpo del defunto ritenendola la forma più idonea ad esprimere la pietà per i fedeli, oltre che a favorire il ricordo e la preghiera in suffragio da parte di familiari ed amici.
* Attraverso la pratica nella sepoltura nei cimiteri la comunità cristiana onora, - nel ricordo della morte, sepoltura e risurrezione del Signore - il corpo del cristiano, diventato nel Battesimo tempio dello Spirito Santo e destinato alla risurrezione.
* L’evoluzione del costume ha determinato anche in Italia atteggiamenti diversi verso il morire e la morte. È in aumento, infatti, la richiesta di cremazione.
In assenza di motivazioni contrarie alla fede, la Chiesa non si oppone alla cremazione, ma accompagna tale scelta con apposite indicazioni liturgiche e pastorali, fino alla deposizione dell’urna nel cimitero (Conferenza Episcopale Italiana, Commissione per la Liturgia: “Proclamiamo la tua Risurrezione”- Sussidio Pastorale - Agosto 2007, Cap.VI).


         7. Ultima raccomandazione e commiato

* Dopo la Messa esequiale, o la Liturgia della Parola, si compie - come é prescritto - il Rito della raccomandazione e del commiato.
* Durante le sequenze rituali, si esegua un canto comunitario che si presti, per il testo e la melodia, ad essere eseguito da tutti, in modo che la comunità lo senta come un momento culminante del rito.


         8. Situazioni di irregolarità

Attenzione pastorale sia riservata al problema della celebrazione esequiale in casi particolari.

I conviventi

“Poiché il senso del funerale cristiano consiste propriamente nel ringraziare il Signore per il dono del Battesimo concesso al defunto, nell’implorazione della misericordia di Dio su di lui, nella professione di fede nella risurrezione e nella vita eterna, nell’invocazione per tutti, in particolare per i familiari, della consolazione e della speranza cristiana, la celebrazione delle esequie non è vietata per questi fedeli, purché non ci sia stata una loro esplicita opposizione e sia evitato lo scandalo degli altri fedeli.” (Cfr. Dir. Past. familiare n° 234, CEI 1993).

I Suicidi

Riconoscendo che in casi di cristiani suicidi è difficile escludere il turbamento mentale del soggetto, di norma si proceda all’intera liturgia esequiale, a meno che la persona suicida, prima della morte, abbia manifestato, o con le parole o con gli scritti, di escludere espressamente le esequie cristiane
(Dir. Past. RC 208).

I non credenti

“Nel caso di decesso di persone notoriamente non credenti, deve essere evitata la liturgia esequiale, anche nel rispetto delle scelte fatte dal defunto mentre era in vita.
I parroci vogliano far comprendere con carità premurosa tale motivazione ai parenti.
Nei casi dubbi si interpelli l’Ordinario diocesano. Il parroco deve negare le esequie quando si verificano contemporaneamente le seguenti tre condizioni:
     - il defunto sia vissuto in stato di palese contraddizione con la fede della comunità cristiana;
     - le esequie costituiscano uno scandalo per la comunità cristiana;
     - il defunto non abbia dato prima della morte alcun segno di riconciliazione.
Per valutare oggettivamente la compresenza delle tre condizioni il parroco incontrerà i familiari e coloro che hanno accompagnato gli ultimi momenti della vita del defunto” (Dir. Past. RC 209).


         9. Agenzie funebri

Il contesto di crescente commercializzazione della varie attività sociali coinvolge anche il servizio funerario richiesto dai familiari in lutto alle agenzie funebri e che si traduce in un’offerta di servizi sempre più concorrenziali, intese a sollevare le famiglie da quegli impegni che nel passato erano considerati lodevoli espressioni di affetto e di pietas umana e cristiana.
* Gli impresari funebri, tuttavia, anche se incaricati dai familiari in lutto, non sono autorizzati a programmare e predisporre autonomamente svolgimento e modalità delle esequie cristiane.
* Per ovviare ad eventuali incresciose interferenze da parte delle agenzie funebri si promuova, pertanto, una effettiva reciproca collaborazione perché tali agenzie, d’intesa col parroco o rettore della chiesa, attuino il loro compito con dignità e decoro.


         10. Gratuità del servizio liturgico esequiale

Premesso che i poveri hanno diritto a ricevere ogni servizio liturgico gratuitamente(Can. 848) è tuttora vigente la norma, riaffermata dai Vescovi della Regione, secondo cui le celebrazioni delle esequie sono totalmente gratuite, salva la libera volontà offerente dei parenti ed amici del defunto (Cfr. Nota della CEC 29.03.1993), quale segno concreto di condivisione per le necessità di culto e per l’azione caritativa della parrocchia. (Cfr. Dir. Past. RC 247). Deve essere, tuttavia, evitata la raccolta di offerte durante la liturgia esequiale (Dir. Past. RC 207).
* Espressamente si disapprova l’uso introdotto da talune agenzie funebri che, a nome del parroco interessato o del rettore della chiesa presentano alle famiglie del defunto indicazioni di offerte, di cui si fanno tramite, per lo svolgimento della liturgia esequiale.


         11 . Cortei funebri

Il trasporto del defunto alla chiesa si fa secondo le consuetudini locali come previsto nel Rito delle Esequie (RE 4, 42), nel rispetto della dignità del corpo del defunto divenuto attraverso il Battesimo “tempio dello Spirito Santo” (1 Cor. 6, 9).
Sono da riprovare forme di vuoto esibizionismo, di ostentazione e di sfarzo (corone di fiori, etc.).
Considerate, inoltre, le mutate circostanze della vita e la densità crescente del traffico automobilistico, il corteo funebre è sconsigliato nelle parrocchie della Diocesi. Nella città di Reggio Calabria, in particolare, perché si attui il corteo é necessaria la preventiva autorizzazione del competente Ufficio del Comune.


         12 . Conclusione

La consapevolezza delle mutate situazioni sociali, la costatazione del disagio culturale a riguardo della morte, impone una serena ed obbiettiva verifica su tutta la pastorale relativa alla mortecristiana e alla prassi liturgica.
Si rinnova l’invito a voler valorizzare, il sussidio della CEI - “Proclamiamo la tua Risurrezione”- Sussidio Pastorale Agosto 2007” il quale, attento alle nuove situazioni di morte, offre una proposta significativa per l’aggiornamento dei presbiteri, dei diaconi e dei laici impegnati nell’azione pastorale parrocchiale. Essi, attraverso i riti e le preghiere della liturgia, debitamente preparati e fedelmente attuati, sono chiamati ad esprimere la solidarietà cristiana e la sollecitudine della Chiesa: la quale, piangendo con quelli che sono nel pianto (Rom. 12, 15), prega per la morte dei suoi figli, perché siano ammessi alla pienezza pasquale del Regno (CCC 1689), ed insieme conforta quanti vivono l’evento doloroso della morte cristiana perché siano illuminati “dallo splendore pasquale che brilla di luce che mai si spegne” (Preconio pasquale).
Reggio Calabria, 25 aprile 2009
+ Vittorio Mondello
Arcivescovo Metropolita

"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".