Visita Pastorale di S. Ecc. Mons. Giuseppe Fiorini Morosini alla nostra Comunità Parrocchiale

La Parrocchia dell’Eremo dove la Vergine Maria ha posto la sua tenda,
impetrando da Gesù, suo figlio e nostro fratello,
grazie e consolazioni

E’ con sincera gioia, carissimo padre Giuseppe, che le do il benvenuto in questa porzione di vigna del Signore, affidata dal 1532-33 ad una nascente famiglia religiosa, che - spinta dallo spirito a trarre dalla linfa evangelica e dall’esempio verbale e operativo del padre Fondatore, Francesco d’Assisi, un nuovo impulso rigenerativo , quindi, di riforma – nel giro di pochi anni si è andata sempre più caratterizzando come la famiglia dei frati minori cappuccini, il cui tenore di vita umile, povero, casto e obbediente, si incastonava nella società bisognosa di aiuto per ritrovare la gioia della vita e dell’amore, nella semplicità e nella generosa spontaneità dei valori umani e spirituali, culturali e professionali.
I documenti storici ci tramandano che mons. Gerolamo Centelles, eletto vescovo della chiesa reggina nel 1529 da Clemente VII, ha interfacciato proprio con quest’urgente bisogno la presenza di due ordini religiosi, i Frati Minimi di san Francesco di Paola e i Frati Cappuccini di san Francesco d’Assisi. I primi hanno edificato la loro casa fuori la porta di san Filippo, in contrada Dragonieri, denominata successivamente Le Gabelle ed ora sede del Tribunale dei minori; i secondi si sono stabiliti in questo luogo, indicato come Villa della Botte, erigendo le loro capanne attorno ad una cappella, sul cui altare vi era un piccolo quadro raffigurante la Vergine della Consolazione. Il calendario segnava la data del 30 maggio del 1533. Erano in dodici e provenivano da Valletuccio. Cinque fratelli non chierici e sette sacerdoti, tra i quali spiccavano il padre Ludovico Comi e il padre Bernardino Molizzi, detto il Giorgio per la sua straordinaria cultura.
Il loro stile di vita, sobrio, austero, umile e servizievole, trasmesso dal loro padre Fondatore e radicato sull’osservanza della Parola di Dio, che volentieri spezzavano non solo nelle chiese ma anche nelle case; sostanziato dalla preghiera eucaristica e devozionale, la cui ricchezza di grazia e consolazione diffondevano nel ministero apostolico sia ad intra che ad extra; reso credibile mediante la testimonianza della carità, da cuore a cuore e di porta in porta, promuovendo un’azione pastorale che non aveva paura di vestire il grembiule del servizio, di sporcarsi i piedi nel percorrere le strade o nel varcare la soglia delle capanne di fango e frasche con pavimento di terra, stringendo le mani appiccicose per il sudore o accarezzando volti rugosi e bruciacchiati dall’arsura del sole o dall’usura degli anni.
Gli uomini di Dio non attiravano le persone perché riuscivano a convincere con lusinghiere parole, ma perché, come insegna Papa Francesco nell’Esortazione apostolica “Evangelium gaudium”, offrivano “a tutti la vita di Gesù Cristo”; e le persone ne percepivano l’affabile presenza, la tenerezza materna, la premurosa pazienza, l’abbraccio misericordioso, l’illuminante sapienza e la solidale carezza di Dio.
I Frati del popolo portavano l’annuncio del Vangelo ai ricchi e ai poveri, ai colti e agli analfabeti, ai bambini, ai giovani, agli adulti e agli anziani, ai credenti e ai non credenti, ai nemici e agli amici. A tutti. Si recavano ovunque, sapendo perfettamente che il Vangelo illuminava la mente e riscaldava i cuori, inondava di gioia e di carità la vita, rendeva sicuri i passi e apriva cieli nuovi e terra nuova. Essi annunciavano ciò che credevano con la semplicità e la tenerezza dei piccoli, luogo privilegiato della rivelazione divina. “Queste cose le ha nascoste ai sapienti e le ha rivelate ai piccoli”. Nei loro volti splendeva il sorriso della perfetta letizia, che significava non solo lo star bene con Gesù, ma anche lo star bene con la gente, pur se a volte rimaneva indifferente, gli sbatteva la porta in faccia, rimaneva ancorata alle proprie convinzioni religiose e non perdeva tempo per vanificare l’annuncio e le opere, nell’avversarli apertamente, anche con lancio di pietre o sanguigne minacce, come si è verificato nei confronti del ven. padre Gesualdo, di cui oggi ricorre il 111° anniversario del suo ritorno alla Casa del Padre.
Il Padre Gesualdo, uomo e religioso tra i più illustri di Reggio Calabria e della Provincia cappuccina reggina, è stato preceduto e seguito da altri confratelli che si sono prodigati nell’Evangelizzazione, nella catechesi, nella carità, nella salvaguardia del creato, nella promozione della pace, del bene comune, della giustizia e della fraternità. Valori, questi, che traevano linfa vitale dalla Parola Biblica, sorgente dell’amore, della comunione e della condivisione. La Parola di Dio, infatti, fa diventare familiari di Gesù nella misura in cui si l’accoglie e la si vive. “Chi ascolta la Parola di Dio e la mette in pratica, dice Gesù, è mia madre, mio fratello e mia sorella”. Ciò naturalmente si pone in autorevole antitesi con le chiacchiere di satana, che sono le calunnie, le critiche, le mormorazioni, le denigrazioni, i giudizi temerari, l’invidia e la gelosia: disvalori che inquinano i sentimenti e annebbiano la vista, generando lacerazioni e divisioni importanti nella famiglia sociale e nella famiglia cristiana.
Una comunità ecclesiale non può essere nuovo popolo di Dio se non si lascia convertire e rinnovare dallo Spirito Santo, che è la pienezza dell’amore, che assume carne e sangue nella persona di Gesù, testimoniando la misericordia del Padre e la bellezza della grazia, che sfolgora nella luce della gioia e della tenerezza, di cui Maria ne costituiva e ne costituisce l’icona per eccellenza.
Se la grazia e la gioia della Parola di Dio infervorano la persona, essa non può rimanere ferma, e va dove lo Spirito le dice. E cioè dove l’uomo ha bisogno di Dio, di amore, di gioia, di pace. E questo vuol dire entrare nella dinamicità della stessa Parola, che ti fa uscire da te stesso, che ti fa andare e ti fa essere servo dell’amore. Emerge qui un’intimità singolare con la Parola che è Gesù e che si configura come “comunione missionaria” (Cfl 32; Eg 23). “Fedele al modello del Maestro – leggiamo al n. 23 di Evangelii Gaudium - è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Vangelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno. Con queste parole si manifesta l’angelo ai pastori di Betlemme: «Non temete, ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo» (Lc 2,10). L’Apocalisse parla di «un vangelo eterno da annunciare agli abitanti della terra e a ogni nazione, tribù, lingua e popolo» (Ap 14,6)”.
E’ evidente che a questa fedeltà e a questo mandato occorre prepararsi, come si sono preparati gli apostoli con Maria nel cenacolo. E qui, carissimo padre Giuseppe, i nostri padri e fratelli si sono preparati invocando incessantemente, notte e giorno, l’aiuto e l’intercessione di Maria Madre della Consolazione, perché insegnasse loro come “offrire la vita di Gesù Cristo” al popolo, specie quello più povero e bisognoso.
Ed Ella non ha tardato a mostrare la sua benevolenza e la sua premurosa presenza non solo ai frati ma anche a tutti coloro che a Lei si rivolgevano con animo umile e penitente. Le cronache cappuccine e le testimonianze, consultabili fino ad oggi, ci raccontano che la Madre della Consolazione si è mostrata in visione gloriosa a ben nove frati cappuccini. Ed è stato proprio durante la prima apparizione che la Vergine ha comandato a fra Giacomo Foti di recarsi al lazzaretto assieme ad un altro confratello per portare conforto e gioia agli ammalati di peste.
Il primitivo Santuario era proprio qui, dove ci troviamo in questo momento. E dispiace che la foga del modernismo, unita forse ad ingenua superficialità, ha distrutto quella che ormai si era imposta all’attenzione dell’ordine cappuccino, e non solo, come la Porziuncola dell’Eremo, cancellando ogni traccia delle apparizioni e delle impronte storiche e strutturali da dove ha preso il via la missione dei frati della riforma.
C’è comunque da precisare che i cappuccini sono stati sempre al servizio della Parrocchia da cui dipendevano, e cioè di quelle, rispettivamente, di Vito e di Condera. Solo agli inizi degli anni sessanta il nuovo santuario, quello attuale, la cui prima pietra è stata posta il 7 dicembre del 1954, è stato elevato a parrocchia, nominando primo parroco padre Giovanni, il cui ricordo si conserva con sentimenti di profonda gratitudine nel cuore di quanti lo hanno incontrato.
Fatta questa premessa, mi permetto presentare, in linee sintetiche, lo stato della parrocchia affidato alle mie cure dal 13 luglio 2005 ad oggi.
Devo, con sofferta verità, affermare che lo stato strutturale ecclesiale evidenziava carenze e disagi, dovuti ad un certo abbandono.
In riferimento alla cura pastorale l’abbandono risultava essere ancora più marcato. Si vivacchiava all’insegna della improvvisazione e del minimo indispensabile.
Le sacre Azioni liturgiche, infatti, non erano frequentate che da un numero molto esiguo di fedeli, anche nei giorni festivi.
Non esisteva alcun organismo parrocchiale, segno di profetico e di coinvolgimento dei laici nell’animazione pastorale, ad eccezione del gruppo dei catechisti e della collaborazione di due diaconi.
Sproporzionata, rispetto al numero delle famiglie cattoliche, la percentuale dei fanciulli e dei ragazzi frequentanti la catechesi: solo pochissime decine di unità.
Non operativo alcun gruppo associativo, ad eccezione del gruppo del Rinnovamento nello Spirito e del Cenacolo di preghiera di Natuzza Evolo, mentre l’Ofs viveva uno stato comatoso.
Gli impegni pastorali, esterni al territorio della parrocchia, si identificavano nella celebrazione della santa Messa alle suore di Gesù Bambino e nella collaborazione all’assistenza spirituale al gruppo dei neocatecumenali della Parrocchia di S. Luca, personalizzati da fra Angelo Facciolo, vicario e parroco in solidum.
Nel territorio della parrocchia, invece, si assicurava la celebrazione della santa Messa festiva, con visita ai malati e amministrazione del sacramento della confessione e dell’unzione degli infermi all’occorrenza, presso la cappella dell’ortopedico, e, nel corso della settimana, agli ospiti anziani, presso la Casa di riposo comunale.
Consci dei limiti e delle fragilità insiti nella condizione umana, ci si è rimboccato le maniche cercando ognuno di dare tutto quanto poteva, con cuore e mente abbandonati alla provvidenza divina e fiduciosi nell’accompagnamento materno della Madonna della consolazione.
Per prima cosa, confortati dal fascino devozionale e dai frutti della celebrazione dei sette sabati in onore della Madonna della consolazione - collaborati dal Ministro Provinciale e dal suo Definitorio, a turno, nonché da alcuni Padri provenienti dalle diverse comunità - ci si è posti costantemente a disposizione dei fedeli e dei pellegrini, sia per quanto riguardava l’accoglienza-ascolto che per quanto riguardava l’amministrazione dei sacramenti, con particolare predilezione verso le categorie più deboli e bisognose. Servizi, questi, svolti dai sacerdoti della fraternità, ma in particolare da fra Carmelo Del Giudice soprattutto in riferimento alle confessioni.
Si è proposta, con elevato indice di gradimento, la visita domiciliare ai malati ed agli anziani; e la visita e la benedizione delle famiglie, queste ultime da concretizzare nel corso di almeno un anno, precedute da riunioni interfamiliari e concluse con celebrazione Eucaristica sul luogo.
Intanto con i catechisti, i diaconi e le suore della Madonna di Fatima si avviava l’iter programmatico ed organizzativo dell’azione di catechismo, con il concorso, nel limite della disponibilità, dei genitori.
L’iter della formazione catechistica si è pensato di strutturarlo secondo le fasce e la specificità seguenti:
- bambini (preparazione prima confessione, affidata ai catechisti);
- bambini (preparazione prima comunione, affidata ai catechisti);
- ragazzi (preparazione cresima, affidata ad un diacono);
- giovani (catechesi giovanile e preparazione cresima, affidata ad un diacono);
- adulti (catechesi adulti, affidata ai parroci);
- coppie (corso di preparazione al sacramento del matrimonio, affidati ad un diacono);
- gruppo biblico (con incontri bimensili, tenuto da fra Michele Mazzeo);
- famiglie (centri di ascolto);
- centri di ascolto settimanale nelle famiglie;
- catechesi ogni martedì per gli adulti;
- video catechesi nei tempi forti per l’universo giovanile ed adulto;
- momenti di ritiro (da concordare) presso località favorenti lo spirito di raccoglimento,
della preghiera, del confronto e della riflessione;
- condivisione fraterna con altre comunità o gruppi laicali ecclesiali;
- partecipazione agli incontri diocesani, zonali e interparrocchiali;
- disponibilità permanente all’accoglienza, alla direzione spirituale e alla celebrazione
del sacramento della confessione.

Riorganizzati e resi operativi questi settori con le opportune verifiche, si è pensato di rilanciare l’Ofs, ripartendo dalla lettura e spiegazione della Lettera ai fedeli della regola e delle costituzioni. La partecipazione iniziale è stata incoraggiante, ma dopo circa un anno, in concomitanza con l’istituzione del “Gruppo mariano” da parte di fra Giustino Papa, è andata via via assottigliandosi fino ad esaurirsi del tutto. In questo triennio si è offerto padre Luca per cercare di rivitalizzare l’Ofs.
Entusiastica, invece, la partecipazione dei bambini del catechismo alle celebrazioni liturgiche, specie a quella del Natale, con l’organizzazione del presepe vivente, e a quella della Quaresima, con i disegni, creati dagli stessi bambini, e le preghiere della via crucis nei rioni più importanti; e della Pasqua, grazie alla paziente e fattiva assistenza dei catechisti e del diacono Cuzzilla.
Notevole risonanza hanno suscitato un recital sul natale; il concorso a premio del festival in maschera, aperto a tutti i bambini; le feste della mamma, con la consegna di una pergamena e di una rosa alle mamme presenti da parte del parroco moderatore, e del papà, organizzati dal gruppo dei catechisti con i bambini ed i ragazzi del catechismo.
Veramente efficace la formazione di una schola di piccoli cantori, anima e guida dei canti liturgici durante la Messa festiva delle ore 11.00, diretta da una catechista.
Agli operatori catechistici è stata demandata, contestualmente, la “rappresentanza vigile” e l’informazione sulla propria zona di “appartenenza”, facendosi portavoce dei bisogni della popolazione, in modo che il parroco e i suoi collaboratori potessero provvedere in tempo reale.
Particolare attenzione è stata riservata alle famiglie povere, costituendo il gruppo caritas, con il compito anche di gestire il banco alimentare; ed ai giovani disoccupati, invitandoli a costituirsi in associazione ed in eventuale cooperativa, dopo aver elaborato uno statuto ad hoc che prevedesse, tra l’altro, l’iscrizione all’ordine competente regionale, per ottenere il nulla osta per la produzione e l’offerta di prodotti e sapori caratteristici locali. La prima proposta pastorale è andata a buon fine; la seconda, elaborato lo statuto ed inaugurato l’anno sociale con l’esposizione del programma da parte del presidente provvisorio, è rimasta purtroppo sulla carta, in quanto alcuni giovani non hanno avuto il coraggio di investire sulla propria disponibilità.
La pastorale vocazionale è stata animata da fra Pietro Ammendola, ogni terzo sabato del mese, collaborato, qualche volta, da fra Giuseppe Lombardi, provenienti entrambi dalla comunità interprovinciale di Chiaravalle Centrale.
Assai edificante l’apporto spirituale di fra Giovanni Musolino, il quale - pur condizionato dalla malattia, al punto che si doveva accompagnare nello spostamento dal convento alla chiesa, e viceversa - era assai ricercato per l’amministrazione del sacramento del perdono, sia in chiesa che in convento.
La partenza di fra Angelo Facciolo e gli impegni scolastici di padre Michele Mazzeo a Roma, nonché le condizioni di salute di fra Carmelo (ben tre mesi non vedente a causa di emorragie oculari e ben quattro interventi subiti: due di cataratta e due di vitrectomia, prima di riacquistare la sua piena autonomia, più un intervento a cuore aperto) e dello stesso fra Giovanni, hanno reso più problematico l’impegno pastorale, che ogni giorno diventava sempre più oneroso. Infatti più si erogavano servizi, più cresceva il numero di domande da parte dei fedeli e dei pellegrini, non solo nei giorni festivi ma anche nei giorni feriali, specie nei sabati, ingenerando comprensibile apprensione e stress.
Grande spazio è stato dato alla preghiera, e in modo particolare all’adorazione eucaristica e alla recita del rosario meditato; mentre le Azioni liturgiche, specie quelle dei tempi forti e in occasione della ricorrenza della devozione sabatina, sono state preparate e curate con scrupolo, contando sull’ausilio di un diacono, accompagnatore di un piccolo gruppo di ministranti.
Si è pure, con un certa gradualità, dato compimento all’istituzione degli altri organismi parrocchiali, fino allora inesistenti: il consiglio di amministrazione, il consiglio pastorale, il gruppo lettori, il gruppo liturgico, allo scopo di condividere le attività pastorali con i laici. E anche se hanno scelto di lavorare senza riflettori, essi tuttavia costituiscono un confortante punto di solidale riferimento in tutte le iniziative parrocchiali. Oggi vivono solo il Consiglio Pastorale Parrocchiale, rinnovato per il prossimo triennio, il Consiglio Parrocchiale per gli Affari Economici, il gruppo Catechisti, il gruppo Liturgico, un piccolo gruppo ministranti, mentre la caritas è stata assunta e condivisa dalla comunità religiosa.
L’arrivo in fraternità di fra Danilo Salvatore Rizzo ha portato un pò di ossigeno nell’animazione pastorale parrocchiale, facendosi carico della cura degli ospiti presso la struttura dell’ortopedico, dei malati domiciliari e delle famiglie, visitando e benedicendo quelle che ne facevano richiesta, e accompagnando il gruppo del Rinnovamento dello Spirito nella specificità del loro carisma.
Il servizio pastorale degli anziani presso la Casa di riposo comunale è stata, invece, assunta da fra Giuseppe Sinopoli. Purtroppo anche questo centro di accoglienza è stato chiuso da un tre anni a questa parte.
Coinvolgendo alcuni giovani, la liturgia ha acquistato ulteriore bellezza. Bisognava, a questo punto, restituirle la pienezza del decoro, a partire dalla Basilica. In riferimento ad essa credo sia doveroso accennare che, appena insediata la nuova fraternità, si è dovuto far fronte all’installazione di un campanile elettronico, in quanto quello esistente era da tempo non più funzionante; lo stesso dicasi per l’impianto microfonico con l’acquisto di 5 microfoni con aste, due radiomicrofoni professionali e un microfono panoramico con asta. Intanto anche la luce fluorescente, posta sul tetto della chiesa, era tornata ad illuminarsi, e si era provveduto a firmare il contratto di assicurazione del complesso ecclesiale, perché era sprovvisto.
Questi urgenti interventi, esemplificativi dell’abbandono in cui versava la chiesa, sono stati sostenuti da un buon contributo della Provincia. Si è pensato di bussare anche alla generosità del cuore dei fedeli, la cui magnifica risposta ci ha permesso di dotare il Tempio sacro di corposo numero di nuove suppellettili sacre (6 casule solenni e 8 quotidiane, stoloni, stole, camici, cingoli, tre cotte, tarcisiane di colore bianco, 7 calici di cui uno solenne, 5 pissidi, 7 patene, 15 corporali di cui tre grandi, tre teche eucaristiche, due ostensori con tronetto, turibolo solenne con navetta e relativo supporto, fonte battesimale portatile oltre a restaurare quello marmoreo fisso, candelabri, candelieri, torce, leggio, messali, lezionari, benedizionali con aspersori e secchiello, tre kit completi per gli olii santi, rituali, registri, portaceri e portacandele, diverse tovaglie, di cui alcune preziose, un copioso numero di manutergi e purificatoi…); e 58 nuovi banchi con sedile anatomico (consentendoci di arredare anche la Cappella del Santissimo Sacramento), una croce astile di legno scolpita a mano e dorata a foglia, una statua di Cristo risorto. Quindi si è passati al rifacimento dei confessionali secondo i criteri della comodità e della modernità in sostituzione di quelli vecchi ormai poco dignitosi, degli inginocchiatoi, delle bacheche, tra cui una multimediale, dell’impianto elettrico, ecc… per un valore complessivo di circa 80.000,00 euro.
Un artistico crocifisso ligneo, in occasione della Pasqua 2006, è stato acquistato con le offerte dei fedeli, con base donata dalla famiglia Tolomeo, e collocata nel Sancta Sanctorum. Nello stesso periodo un calice pregiato è stato offerto dal personale dell’ortopedico; mentre la gigantografia del ven. padre Gesualdo, fissata al muro del convento, è stata offerta dall’Associazione Portatori della Vara “Madonna della consolazione”; essendo presidente Agostino Cacurri.
Per garantire la salvaguardia dei beni ecclesiastici si è ricorso all’ausilio dell’impianto di telecamere, su contributo della Regione, prevedendo, mediante l’utilizzo di un computer, acquistato con altro contributo della stessa Regione, di trasmettere via internet le sacre funzioni più importanti, e nel contempo di realizzare un’opportuna informatizzazione finalizzata a rispondere in forma ottimale e subitanea alla domanda dei fedeli.
In occasione della celebrazione dei sette sabati sono state composte e pubblicate, dopo essere state approvate dall’Autorità ecclesiastica, le nuove invocazioni in onore della Madonna della consolazione, confezionandole in un grazioso librettino tascabile, su progetto grafico dello stesso autore.
Si sono riproposti il gruppo giovanile, la riapertura del Gruppo di preghiera “Ven. p. Gesualdo” e l’istituzione dell’Associazione “S. Maria Madre della consolazione” e di un gruppo scout, onde impedire, con quest’ultimo, la fuga dei bambini dalla comunità ecclesiale, dopo l’ammissione al sacramento della prima Comunione.
Per diffondere il culto e la devozione della Vergine Consolatrice e la conoscenza della figura del ven. padre Gesualdo Malacrinò da Reggio Calabria è stato allestito il sito: www.madonnadellaconsolazione.com (ove si può prendere visione dell’insieme dell’attività pastorale svolta dalla nascita del sito ai nostri giorni, pur se non tutto è stato pubblicato) Sono stati realizzati anche convegni di studio e di approfondimento storico-teologico-mariano con personalità esperte nei rispettivi settori, tra i quali il compianto mariologo di fama padre Stefano De Fiores.
Durante i tempi forti e nei giorni precedenti la festa della Patrona e Protettrice della città di Reggio Calabria abbiamo potuto contare sulla positiva collaborazione di alcuni studenti cappuccini della nostra Provincia.
Non sono mancati i momenti emergenziali dovuti alla carenza numerica della nostra fraternità, per cui si è dovuto ricorrere all’aiuto di padri cappuccini originari dell’India e del Kenia, offrendo loro più che doveroso contributo economico.
In conclusione, si è cercato di paradigmare un servizio pastorale ispirandosi alla pastorale evangelica, agli insegnamenti del magistero della chiesa universale e locale, alle esortazioni delle costituzioni (cfr. nn. 151ss) e alle direttive dell’ordine cappuccino (cfr. CPO e Lettere del Ministro Generale). Assai partecipata la celebrazione della santa Messa per la guarigione dei malati ogni 28 del mese, invocando l’intercessione del ven. padre Gesualdo, animata dal “Cenacolo Maria Consolatrice”, come pure la recita del Rosario meditato ogni sabato, anch’essa animata dal citato Cenacolo. Il quale, secondo lo spirito del proprio Statuto, condivide i suoi carismi di preghiera, catechesi e animazione dei canti liturgici e delle opere di carità nelle altre comunità ecclesiali, nelle case della sofferenza pubbliche e private, testimoniando, con umiltà, docilità e discepolarità la bellezza e la gioia della Parola di Dio e la tenera devozione verso la Madonna della Consolazione.
Volgendo un obiettivo sguardo sulle attività pastorali nel triennio, credo che sia onesto affermare che si è ancora agli inizi e che occorre, per essere comunità ecclesiale credibile e secondo i segni dei tempi, porsi a disposizione dei fedeli e dei pellegrini a tempo pieno e con almeno tre sacerdoti in sereno stato di salute, superando l’imbarazzante limite dell’esasperato protagonismo individuale, ricercando la comunione e la condivisione nello spirito della preghiera di Gesù (cfr. Gv 17), e cercando di neutralizzare i forti condizionamenti fomentati da persone interne ed esterne.
Ho taciuto volutamente sugli Istituti Religiosi operanti nel territorio e fuori, sui gruppi, ad eccezione di un fugace accenno sul gruppo Cenacolo “Maria Consolatrice”, sul Coro Polifonico “Madonna della Consolazione” diretto dal maestro Luigi Miriello, e circa la collaborazione, grazie soprattutto all’incessante e appassionato coinvolgimento del Presidente Gaetano Surace (che considero mio fratello quasi carnale), con i Portatori della Vara, perché saranno i loro delegati a presentare brevissimamente il loro essere ed il loro operare.
Con onestà, carissimo padre Giuseppe, devo dirle che non sono soddisfatto del nostro lavoro, anche se in questo triennio io, purtroppo, sono stato molto condizionato per seri motivi di salute. Ma questo fa emergere con chiara coscienza e responsabilità che la comunità ecclesiale deve essere patrimonio comune e che non si può essere veramente chiesa integrale se ogni elemento non si pone alla sequela di Gesù e non condivida assieme ai fratelli e alla sorelle il suo sì quotidiano, come la Vergine Maria, al progetto del Padre rivelato nel figlio Gesù, nel quale ha manifestato il suo compiacimento subito dopo aver ricevuto da Giovanni Battista il battesimo nelle acque del Giordano.
Chiedo perdono dei miei limiti e delle mie fragilità, affidandole alla misericordia del Signore, e chiedo a vostra Eccellenza che volga uno sguardo paterno a questo luogo sacro, perché torni a brillare, anche strutturalmente, del suo originario splendore, ricordandoci tutti che è stata la Vergine a scegliere questo luogo povero e un ordine mendicante, perché potesse affermarsi la provvidenza di Dio, che porta tanta tenerezza e gioia.
Personalmente mi è doveroso riconoscere che ci siamo prodigati con tutte le forze a promuovere la cultura della legalità, nel luogo e altrove, dandone per primi l’esempio; e abbiam chiesto aiuto anche alle Istituzioni per iniziare l’opera di restauro del nostro sito, riuscendo ad ottenere alcune risposte, che ci hanno permesso di eliminare qualche imbarazzante inconveniente strutturale, di rinnovare la staccionata e il manto dell’asfalto nel piazzale, di dare più dignità ai servizi di igiene, di restaurare le porte del Tempio e garantirle maggiore sicurezza, di riparare le ferite che si erano aperte nei punti convergenti delle colonne del Santuario. Ma vi sono interventi ancor più importanti e piuttosto urgenti da affrontare e risolvere. Per i quali, carissimo padre Giuseppe, le rinnovo l’accorata richiesta di aiuto.
Grazie di cuore e pace e bene a tutti.
Reggio Calabria, 31 gennaio 2014

                                                                                                               fra giuseppe sinopoli
                                                                                                                          parroco





"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".