Pasqua 2013: Messaggio di mons. Vittorio Mondello




A tutti i fedeli dell’Arcidiocesi

Carissimi,

in questo momento così delicato e carico di speranza della vita della Chiesa e del mondo - con nel cuore la commozione per il forte gesto di rinuncia di Benedetto XVI e la gioia di avere già avuto da Dio il dono dell’umile Papa Francesco come Vescovo di Roma e Pontefice della Chiesa universale - sento vivo il bisogno - nell’imminenza della celebrazione del mistero di Cristo, morto, sepolto e risorto - di rivolgermi a tutti voi, ad ognuna delle comunità cristiane delle quali siete parte viva, per esortarvi ad accogliere nella pienezza questo singolare momento di grazia, questo passaggio del Signore, che vuole condurci - anche attraverso l’esperienza dura della croce - alla gioia della libertà.

Quello che stiamo per vivere é il momento più alto nel cammino dell’intero anno liturgico: la grande Settimana, che si apre con la Domenica della Passione o delle Palme e culmina con la Domenica della Risurrezione.

Se riusciremo a viverla pienamente ed intensamente, può diventare per noi, presbiteri e fedeli,  come e magari più di un corso di esercizi spirituali.

Se, infatti, “accompagneremo” Cristo nella totale offerta di Sé -  dall’Ultima Cena alla solitudine del Getsemani, dalla notte della cattura e degli insulti alla tragica esperienza dei tribunali che lo giudicano e lo condannano a morte, dalla flagellazione alla Via crucis, dalle parole di perdono che pronuncia innalzato da terra … fino alla morte; e poi dal silenzio del sepolcro al grido della Risurrezione - avremo, per grazia,  la possibilità di entrare nel mistero della sua vita e di permettere alla sua forza divina di varcare le soglie della nostra fragilità umana.

Ma questa “esperienza pasquale”  non è solo liturgica.

Se la inseriamo, infatti,  nell’attuale momento storico, segnato dall’infittirsi di una crisi, che non é solo economica, ma attraversa l’essere stesso dell’uomo; e l’accostiamo ai sofferti problemi del nostro territorio e della nostra gente, dentro - tra l’altro - una stagione politica colma di lacerazioni e di confusioni, può diventare il segno di una impensata strada di speranza.

Perché la Pasqua ci annuncia che, se é vero che  le radicali difficoltà, il non-senso, il dolore e la morte lacerano il tessuto della nostra storia, è anche certo che non é quella l’ultima parola.  Oltre la morte, infatti, il Risorto sveglia la vita. E apre “strade di speranza” dentro l’orizzonte delle nostre fatiche.

Ed é questo l’augurio, fratelli e figli carissimi,  che rivolgo a tutte e a ciascuna delle nostre comunità, mai come in questi giorni “radunate insieme”: che il seme della speranza, inserito da Gesù nei solchi dei nostri passi, ci permetta di riconoscerLo soprattutto lì dove egli ama nascondersi: negli ultimi della terra, nei “senza nome e nei senza diritti”, negli “esperti di solitudine e di abbandono”, nelle vittime dell’odio, nei bastonati della storia, nei relitti del mondo.

Diventiamo, fratelli miei, con umiltà e coraggio testimoni del Risorto! Porteremo così, dentro ogni fatica e disperazione umana, il germe di una vita nuova.
Buona Pasqua a tutti!

Nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo vi benedico con cuore di padre, di fratello e di amico.

 

 

 


+ Vittorio Mondello
Arcivescovo Metropolita
"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".