La "discesa" e la consegna del Quadro al Vescovo e alla Città (14 settembre 2013)


Ogni fedele cerca di stare il più vicino possibile alla Vara

Espletato l’emozionante rito del prelievo del Quadro dalla Pala per sistemarlo nella cornice argentea della Vara, si è dato inizio alla “processione” verso la Città. E’ stato sempre problematico incanalare le decine e decine di migliaia di pellegrini in un itinerario devozionale che testimoni, in forma ordinata ed edificante, l’amore verso la Madonna, che si appressa a visitare le famiglie dei suoi “cittadini”. Tuttavia, con un pochino di pazienza e qualche invito, a volte anche energico, da parte del parroco della Basilica, si è riuscito pian pianino a formare la processione. E’ occorso, però, rimanere sempre attenti nel far rispettare il passo, perché ogni fedele tendeva sempre a riprendersi la posizione la più vicina possibile alla Vara. 

Intanto i frati guidavano la recita del rosario, intercalata da canti mariani. La preghiera è stata condivisa soprattutto dalle donne, specie quelle più anziane, preoccupate non tanto a tenere desto il passo, quanto a manifestare il loro amore a Colei che si è manifestata, al bisogno, la più affabile dispensatrice di grazie.

Dopo circa due ore si è giunto all’incrocio di via Caserta dove i frati cappuccini, secondo la prassi, hanno consegnato la venerata Immagine della Madonna della Consolazione al Vescovo e alla Città. E’ stato un momento di grande tensione ma anche di tenerissima commozione.

Impossibile descrivere le emozioni colte negli occhi dei presenti, soprattutto in quelli dell’Arcivescovo, che mai prima di allora aveva assistito ad un evento così popolare. Ovviamente gli sguardi vagavano intorno per concentrarsi poi sulla persona di mons. Giuseppe Fiorini Morosini, il quale nell’abbracciare la Vergine della Consolazione, a nome dell’intera cittadina, ha articolato questo messaggio:

"On.li autorità e fedeli tutti,

E’ la prima volta in assoluto che partecipo a questa solenne manifestazione religiosa, e potete immaginare quale possa essere la mia commozione, anche perché questa prima volta è il primo atto solenne che compio come Vescovo di questa santa Chiesa di Dio di Reggio-Bova.

Ringrazio Dio e la Vergine Maria, che mi hanno dato questa gioia, che reputo un grande dono di Dio per un pastore, il quale, oltre che guidare la fede della propria gente, alimenta la propria fede da quella di coloro che gli sono stati affidati.

Vedendo giungere in piazza questo straordinario corteo di fede, che grida osannante a Maria, mi sono commosso.

E’ commovente vedere anzitutto voi, cari portatori, i quali al grido: e griramulu cu tuttu u cori: ora e sempre viva Maria, ogni anno piegate le vostre robuste spalle sotto questo peso, che voi ritenete dolce e leggero per l’amore che portate a Maria. Voi portate sulle spalle l’immagine di Maria, ma in realtà è Lei che, come tenera Madre, porta tra le sua braccia tutti voi, le vostre famiglie, il vostro lavoro, le vostre speranze; quasi a dirvi: grazie per quel che mi permettete di fare ogni anno, scendendo dall’Eremo in Cattedrale.

E’ commovente vedere la folla che segue il quadro della Madonna pregando e piangendo, osannante e implorante allo stesso tempo. Voi cari fedeli portate nel cuore tante sofferenze e tante speranze. Alcuni di voi camminano scalzi, suscitando forse il risolino dei bempensanti per questo gesto che può sembrare arcaico nella nostra società della tecnica e della scienza; un gesto, però, che conserva un grande fascino ed è molto eloquente nel dire la disperazione umana e la speranza divina. Voi, cari fedeli, seguite Maria, ma in realtà, voi lo sapete bene, è Maria che in questo cammino di speranza vi guida e vi conduce, perché Ella con Cristo, viaggia con ciascun uomo nel cammino della vita.

E’ commovente vedere qui i rappresentanti delle Istituzioni civili, a conferma dell’identificazione della nostra Città in questa immagine, dinanzi alla quale si può leggere una parte rilevante della storia di Reggio. Anche per questo aspetto possiamo dire che non sono stati gli uomini a portare il quadro lungo questi anni a Reggio, ma è stata Maria a guidare il popolo nel suo difficile cammino lungo i secoli.

Per il grande significato umano e religioso di questo incontro annuale tra la città e l’immagine di Maria, questa piazza è chiamata proprio Piazza dell’Incontro. L’incontro di amore tra Maria e Reggio, che nessuno mai potrà scalfire.

Ancora una volta, o Maria, tu vieni incontro alla città, alla tua Reggio, ai tuoi figli, che ti accolgono sempre con amore e commozione, sapendo di poter riporre in te la loro fiducia e speranza. I tuoi figli di Reggio, o Maria, nei momenti difficili si sono rivolti a te con l’interiore convinzione: sulu a maronna ‘ndhi restau.

A portarti su questo trono solenne, o Madre della consolazione, ci sono queste persone che tu conosci nell’animo da anni. Essi rappresentano tutta la gente di Reggio, che si sente onorata di mettere a disposizione le proprie spalle per consentirti di fare il tuo ingresso solenne nella nostra città e mostrarti ancora quale madre e regina di essa.

O Maria, in questo momento difficile della vita della nostra città, dall’alto di quel quadro tu sembri dire a tutti noi, quasi come risposta di fede al nostro grido: sulu a maronna ‘ndhi restau, tu sembri dire a tutti, forse con materno tono di rimprovero: Nun sugnu sulu ieu che vi restai, ca ci siti puru vui ccu mia.

Si, o Maria, noi accogliamo queste tue parole come richiamo forte alle nostre coscienze di credenti, perché assumiamo nei confronti della nostra città la responsabilità di cittadini.

Ci siti puru vui: Con queste parole ci dici che non possiamo rinunciare alla speranza, che ci portiamo dentro come cristiani, e, quindi all’obbligo di annunciarla, secondo le parole di S. Pietro: voi dovete rendere ragione della speranza che è in voi.

Ci siti puru vui. Ci esorti a riscoprire il gusto della partecipazione alla cosa pubblica, mettendo il bene comune sopra gli interessi personali.

Ci siti puru vui. Ci solleciti a purificare le nostre coscienze dall’apatia, dall’egoismo, dall’invidia.

Ci siti puru vui. Ci gridi forte che non possiamo coniugare fede e malaffare. Quante critiche riceve la Chiesa per questa connivenza. O Madre, tu ci chiedi di interrompere questa sciagurata e dannosa connivenza.

Ci siti puru vui. Ci spingi, o Maria, ad andare avanti con fede, indicandoci in quella comunione di fede con gli apostoli nel Cenacolo, la tua presenza di speranza e di vita. Allora tu davi coraggio a un manipolo di poveri uomini, distrutti dalla paura, a iniziare la grande avventura della predicazione del Vangelo, che ha cambiato il mondo. Noi non abbiamo il mondo davanti; abbiamo solo la nostra città.

Reggio non arrenderti. Dinanzi all’immagine di Maria devi promettere a te stessa che scommetterai sulla speranza, sull’impegno, sulla rinascita, sul superamento delle conflittualità, sulla comunione, sul futuro possibile. E’ un atto di amore alla città, che diventerà atto di amore a Maria.

E siccome la speranza cristiana è frutto di impegno di fede, io, come pastore di questa Chiesa, voglio proporvi una breve invocazione, che traggo dalla preghiera dei Vespri del giorno dell’Immacolata: Trahe nos, Virgo Immaculata, post te curremus, in odorem unguentorum tuorum/Attiraci, Vergine Immacolata; dietro di te noi correremo, rapiti dal profumo delle tue virtù.

Sì, miei cari, di un cammino dietro alla Vergine, abbiamo bisogno. All’inizio del mio ministero pastorale in mezzo a voi, ve lo ripeto con tutta la forza che ho nell’animo, con tutta la speranza che porto nel cuore. Reggio ha bisogno di ritornare al Signore, ai grandi valori cristiani, ad una grande e rinnovata testimonianza di vita. Miei cari fratelli, in questo momento storico difficile per la città, i cristiani cattolici devono dare una grande prova di coerenza.

Maria ci dice: fate quello che Gesù vi dice di fare. Non possiamo gridare in piazza viva Maria, e poi aderire al male; non possiamo sfilare davanti al quadro e inviare baci e poi non purificare la propria condotta di vita: sarebbe il bacio di Giuda. Non possiamo sporcare l’immagine di Maria ponendola accanto alle armi nascoste o ai soldi rubati o estorti. Non possiamo gridare il viva Maria se poi attendiamo alla vita degli altri con la droga, con l’usura, con le intimidazioni.

No. Maria vuole da noi purificazione e rettitudine di vita. Mi auguro che durante i pellegrinaggi che verranno fatti in Cattedrale, saranno molti i fedeli che si confesseranno, decidendo di cambiare vita. Un appello particolare faccio: a chi possiede armi, legalmente o illegalmente, dico: in nome di Maria, liberatevene, perché il possesso di un’arma significa rischio del suo uso. La pace non si costruisce sulla paura, ma sulla gioia della vita.

Miei cari, in questo momento, simbolicamente, mettiamoci tutti sotto la vara di Maria. La prenderemo simbolicamente sulle spalle, quasi a dirle: O Madre noi accettiamo di camminare sotto la legge di tuo Figlio Gesù, ricordando le sue parole: il mio giogo è dolce e il mio carico è leggero.

O Madre, aiutaci in questo cammino e in questo sforzo di tornare a vivere sotto la legge del Signore.

Oggi e sempre, viva Maria".

                                                                   + p. Giuseppe

"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".