Il primo Settenario in onore della Madonna della Consolazione
Prodigioso successo del settenario in onore della Madonna della Consolazione, «creativa intuizione dell’intelligenza – come ha esordito mons. Antonino Denisi nella concelebrazione del 6 settembre 2006 - del nuovo superiore e parroco padre Giuseppe Sinopoli. Questo settenario ci prepara alla processione del quadro della nostra Patrona dalla Basilica dell’Eremo alla Cattedrale».
E’ la prima volta, infatti, che si celebra un settenario all’interno dei sette Sabati e la risposta dei fedeli è stata davvero imponente. La celebrazione della Messa è stata presieduta ogni sera, alle ore 19, da un sacerdote diocesano o religioso diverso ed è stata animata, a turno, dai Cori polifonici o da una Schola cantorum parrocchiale, alcuni dei quali hanno omaggiano la Vergine di un concerto, deliziando gli appassionati di musica sacra.
Ma i devoti non hanno mancato di far visita alla sacra Effigie anche durante il giorno. In centinaia, infatti, si sono portati nel Santuario per una preghiera, un omaggio floreale, molti dei quali, vista la premurosa disponibilità dei padri cappuccini, si sono accostati al sacramento della Riconciliazione.
Il settenario ha registrato il punto culminante con la solenne celebrazione della Veglia di preghiera mariana, presieduta da mons. Vittorio Mondello, Arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova, all’inizio della quale il presidente dei Portatori della vara, a nome dell’Associazione omonima, ha offerto un cero votivo alla Madonna, il quale rimarrà acceso fino al ritorno della Protettrice e Patrona nella sua dimora abituale, il Santuario dell’Eremo dei cappuccini.


La materna protezione della Madre della Consolazione

E’ stata una provvidenziale ispirazione quella di intensificare la preghiera mariana con un settenario, che ha preso il via il 3 settembre 2006 e si è concluso la sera del 9 con la solenne veglia di preghiera, presieduta dal nostro Pastore, mons. Vittorio Modello. “Per meglio prepararci alla tradizionale «discesa» dell’Effigie della Madonna della Consolazione – così nel manifesto pubblicato per l’occasione - e per rinvigorire la nostra fede nel Cristo Gesù, il Figlio del Dio vivente, vogliamo onorare la nostra Protettrice con la celebrazione di un Settenario, durante il quale La contempliamo come maestra di vita spirituale, per fare, come Lei, della nostra vita un culto a Dio e del nostro culto un impegno di vita (cfr. MC 21). Accompagnandoci a Lei con cuore penitente ed orante, ci poniamo sotto la Sua materna protezione e testimoniamo al mondo la gioia di essere cristiani”.
In migliaia, alla spicciolata o a folti gruppi, sono convenuti nella Basilica per un momento d’intimità con la Madre della Consolazione per una carezza, uno sguardo di tenerezza, un’ispirazione rigenerante. Ammalati, accompagnati dai familiari, anziani, giovani, coniugi, mamme, da sole o con i loro figli, e, quasi tutte, con un cero od una composizione di fiori, da deporre ai suoi piedi.
Struggente il volto di una giovane mamma con stretta sul cuore la sua bambina aggredita da un cancro implacabile: “Guariscimila!”, ha implorato, guardando fissa negli occhi della Vergine e la voce consunta dal dolore. “Non puoi spegnere la luce della mia maternità. Dìllo al tuo figlio Gesù, che tieni sulle ginocchia”.
Qualche ora più tardi, ed ecco un’altra mamma entrare nel Santuario con un fascio di settanta rose nelle mani e gli occhi accerchiati da un alone nero, come la sua sofferenza. Senza pronunciare una parola, ha deposto sull’altare della Madonna il fascio di rose, sostando per alcuni minuti in assorta orazione. “Padre, dite una preghiera per mia figlia gravemente ammalata”.
Accanto a queste singolari ed esemplificative testimonianze di vita, fortemente provata dalla sofferenza, ve ne sono state tantissime altre di visibile esultanza, come quella di un giovane che, per ringraziare la Madonna di una grazia ricevuta, ha salito l’ultimo tratto di scale in ginocchio; o quel bambino di cinque anni che ha condotto per mano il suo papà davanti all’Immagine della Madonna dicendogli: “Papà, io voglio che tu mi porti la Domenica a trovare la Madonna, come mi porti ogni sabato pomeriggio a vedere nonna. Promettimelo” – diceva il bambino al papà, strattonandolo dalla mano; o, ancora, quell’anziano che, liberatosi dalla morsa dell’emarginazione, è venuto a ringraziare la Madonna per avergli fatto incontrare delle persone che lo hanno aiutato a sorridere nuovamente alla vita e a sentirsi utile agli altri.
Piccole storie che brillano nel firmamento delle meraviglie di Dio. L’importante è affidarsi a Colei, la cui materna e tenera premura ci avvolge di serenità e di sicuro punto di riferimento, specie nei momenti di particolare disagio spirituale e materiale. Affidarsi con cuore docile e festante, come quella coppia di giovani sposi, che, terminato il banchetto nuziale, si è portata in chiesa per offrire alla Madonna il mazzetto floreale, mentre i presenti, inizialmente sorpresi, si scioglievano, poi, in un lungo e caloroso applauso.
L’affidamento a Maria, Madre della Consolazione, è stato sensibilmente incoraggiato da tutti i sacerdoti, ad incominciare da mons. Giovanni Latella, che, a turno, hanno presieduto l’Eucaristia durante il Settenario e, in modo ancor più autorevole, dalla parola magisteriale di mons. Mondello durante la veglia mariana.
Lo zelo dei Ministri di Cristo è stato davvero edificante, segno della profonda devozione che nutrono verso la Protettrice, come pure quello dei fedeli e pellegrini, a dimostrazione di quanto sia “cara” al cuore di ognuno tale dolce presenza di Madre consolatrice. Non posso sorvolare, nel concludere questa breve testimonianza, su un’altra singolare iniziativa che ha suscitato generali consensi: l’offerta di un cero votivo a cura dell’Associazione Portatori della Vara nella persona dell’allora suo Presidente, Agostino Cacurri. Un cero, acceso dalla veglia fino alla “salita” dell’Immagine della Madonna della Consolazione, a simboleggiare, nello specifico, la fede e l’amore devozionale mariano di ogni portatore.

P. Giuseppe Sinopoli
 

"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".