Il rinnovo dell’offerta del cero votivo (16 settembre 2007)

L’offerta del cero alla Madonna della Consolazione ha, come si legge in tanti atti notarili e processi verbali, origini secolari. D’altronde la devozione dei fedeli verso il Signore, la Vergine Maria e i Santi ha costantemente accompagnato, ispirandosi alla Bibbia, la preghiera, con i doni dei fiori, delle candele e di altra natura, secondo le proprie possibilità, in segno della gratitudine per un beneficio ricevuto o della impetrazione di una grazia.
Tra gli innumerevoli segni floreali e votivi, eccelle, in Reggio Calabria, l’offerta del cero alla Madonna della Consolazione.
Non disponiamo, al momento, di documenti contemporanei relativi all’offerta del primo cero votivo, che ci avrebbero consentito di conoscere in quale forma, se privata o pubblica, sia stato formulato.
Atti notarili e processi verbali postumi ci tramandano la data, salvo i comprensibili refusi ortografici degli amanuensi, dell’offerta del primo cero, che risulterebbe essere del 1571, preceduta dalla motivazione, che, all’epoca, era la liberazione della Città dal morbo della peste. Ecco due stralci significativi, di cui uno tratto da un atto notarile e l’altro da un processo verbale, che trascriviamo in successione:

1. Il 10 gennaio 1768 nella chiesa del convento dei RR. PP. Cappuccini. In publica testimonianza del vero, e per quanto sia noto a tutto l’Orbe cattolico, le più che strepitose grazie impartite dalla Divina Clemenza, ad intercessione della Rejna de’ cieli sempre Vergine Maria sotto il mellifluo titulo di Madre della Consolazione alla rinata Città di Reggio, di cui con impegno dichiarossi Protettrice, ed avvocata mentre nell’anno 1571: per mezzo di celesti messaggi fé sentire al dolente Magistrato esser di già nostra Patria a dispetto dell’inferno fatto libera dal mostro contagioso della peste, che ammorbato avea il Regno tutto, esigendo solo che si portassero in questo Sagrosanto Tempio a renderne dovute le grazie, motivo per cui i Reggini a sì Possente Padrona han consagrato lor cuori ed annotarno di presentare in ogn’anno in picciol Tributo un Cereo (Francesco Potarti, notaio);

2. Il 21 del mese di Novembre 1811. Reggio, e propriamente nella Venerabile Chiesa del Convento dei PP. Cappuccini della SS.ma Consolazione in cui attrovasi la Miracolosa Imagine di Maria SS.ma della Consolazione principal Padrona, e Protettrice di questa Città di Reggio. In Publico testimonio della verità ed essendo avanti a tutti del Popolo Fedele le stupende ed ammirabili grazie impartite dalla Divina Clemenza ad intercessione della Rejna dei Cieli sempre Vergine Maria sotto il mellifluo e dolce titolo di Madre Consolatrice di questa sua divota Città di Reggio di cui con speciale benignità dichiarossi Protettrice ed Avvocata mentre nell’anno 1571 essendo ritornati vittosiosi li Reggini dal Golfo di Lepanto ove avevano combattuto sotto la Bandiera di D. Giovanni d’Austria contro l’armata navale di Selim II Imperatore dei Turchi, ed avendo portato seco molte casse di preda fatta a’ nemici alla quale attaccato era il pestifero morbo contagioso, subito che queste si aprirono s’attaccò la Peste in questa Città: Essa Consolatrice Madre a preghiere del fu nostro Concittadino Fra Antonino Tripodi Laico dell’ordine Capuccino per mezzo di celesti messaggieri fè andare all’udito del Senato dolente di questa sudetta Città nostra Patria esser già fatta la grazia di renderla libera dal pestifero contagioso morbo, che ammorbato avea quasi il Regno intiero, esigendo solo, che si conferissero in questo Sagro Tempio, ove esisteva, come esiste questa sua Sagra Imagine, à renderne le debite grazie mottivo per cuj il Senato e Cittadini di Reggio nostri antenati andati tutti a questa Venerabile Chiesa della Consolazione resero umilmente le grazie a questa Sovrana Signora, con spargimento di Lagrime, e con quella tenerezza d’affetto che nascer poteva daj loro Cuori tanto strettamente obligati. In un subito si viddero miracolosamente liberati da quell’orrendo Flagello ed in memoria del segnalato Favore istituirono sollenne Festa nel dì di oggi offerendoli un Cereo, al che viene obligata in ogn’anno questa sudetta Città per raggion di voto sollennemente giurato a 26 Aprile dell’anno 1638 di come apparisce dal publico jstrumento rogato dal fù Regio Publico Notaro Salvadore Mentola Fatto di commune sentimento dej Cittadini, e dichiarato da Senatri radunati avanti questa divota Jmagine Protettrice, e Padrona con irrevocabil promessa di Festeggiare in questo istesso giorno le gloriose memorie di sua materna Protezzione, giacché giusto in quel tempo replicò sue grazie preservando questa Città dal morbo contagioso che passava con gran mortalità la Provincia, e da spaventosi tremuoti che rovinarono allora buona parte della Calabria, qual atto venne poi confirmato dal fù Regio Notaro Vincenzo Siclari nell’anno 1657 allorché il flagello della peste, che faceva crudelissima stragge nella Città di Napoli, ed in Calabria, e questa Città di Reggio restò preservata per sua jntercessione; qual elezzione di tal sublime potente Protettrice (Processo verbale firmato dal Sindaco interino, Antonio Griso, dal padre Guardiano, Fra Bonaventura da S. Roberto, da tre testimoni e dall’Archivista).
Il cero, infatti, veniva consegnato, adempiuto il rito offertuale nella chiesa dell’Eremo, come da plurisecolare consuetudine, dal Sindaco al padre Guardiano dei Cappuccini ed esposto nella stessa chiesa accanto a quelli degli anni precedenti.
Detto voto si è puntualmente rinnovato, perpetuandone la memoria con apposito atto notarile e con processo verbale, ogni qualvolta un fenomeno triste minacciava o colpiva la Città come quello della peste, delle invasioni turche, dei terremoti, della guerra, della carestia, del colera, della lebbra, delle alluvioni, ecc.
Al momento, gli atti notarili più antichi, di cui possiamo prendere visione, sono due.
Il primo, che è giunto a noi in copia originale, è quello del 30 aprile 1638. In esso si legge che i tre sindaci dell’epoca, Giuseppe Di Capua, Agamennone Roccabuono e Giovanni Oliva, “motu proprio”, hanno deliberato di celebrare ogni anno il 26 aprile, in segno di gratitudine, una solenne processione, esortando i posteri a confermare detto voto, facendo memoria, con animo grato e riconoscente, dei prodigi e delle grazie con cui la Madonna ha ricolmato la Città nei momenti di grande calamità e di imminente pericolo. Detto atto succede ad un altro atto, datato 26 aprile 1638 (di cui però non conosciamo, al momento, l’esatto contenuto), in cui si sarebbe formalizzata, in forma ufficiale e solenne, l’offerta pubblica del voto del cero.
Il secondo, invece, porta la data del 24 giugno 1657 ed è stato, succesivamente, trascritto da Enrico Nava, frate cappuccino, e riportato dal mons. Antonio Maria De Lorenzo nel suo libro intitolato: “Nostra Signora della Consolazione Protettrice della Città di Reggio in Calabria. Quadretti storici”.
Esso registra la data della prima offerta spontanea del cero non del 1571, bensì quella del 1576 e precisa, tra l’altro, che il General parlamento, avendo risguardo alli molti beneficii ricevuti dalla Madonna Santissima della Consolazione, tanto in aver liberato questa Città dal contaggio dell’anno 1576, quanto in averla preservata nel passato contagio del Regno, fu per esso General Parlamento “unanimiter et pari voto” concluso et determinato,”nemine discrepante”, che in rendimento di grazie, si dovesse dalla Città, a spese del Pubblico, fare la festa solenne a detta Madre Santissima, e portarle in recognizione ogni anno un Cereo, corrispondente al decoro della Città, conforme parerà alli signori Sindici, che pro tempore saranno; e che similmente in memoria di dette grazie si facci una marmora,; et in essa si dichiarino li benefici ricevuti, et il voto solenne, che al presente si fa per esso General Parlamento, di farsi ogni anno detta festa, et portarsi detto Cereo; quale marmora si affigga nella Casa di essa Città. E così fu per esso General Parlamento "unanimiter et pari voto concluso nemine discrepante"....
La conferma dell’istituzione, in forma ufficiale e solenne, del voto del 26 aprile 1638 e quella del suo rinnovo del 24 giugno 1657, viene accuratamente menzionata, salvo, come detto sopra, i refusi ortografici degli amanuensi, in numerosi atti notarili e processi verbali postumi.
Recentemente anche il nostro Sindaco, Giuseppe Scopelliti, sulla scia dei suoi precedessori, ha voluto rinnovare, con atto pubblico, questo nobile rito, sottoscrivendolo, assieme al nostro Arcivescovo Metropolita, Mons. Vittorio Luigi Mondello, nel Palazzo Vescovile, proprio il giorno della solennità di S. Maria Madre della Consolazione – 16 settembre 2007 -, prima del solenne Pontificale, durante il quale il Primo cittadino, offerto il cero alla Vergine della Consolazione, ha pronunciato il discorso di circostanza, unanimemente apprezzato.
A cura di P. Giuseppe Sinopoli

Scarica adesso Il discorso del Sindaco per l’offerta del cero votivo


 
"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".