Sprazzi di Luce sul Santuario della Madonna della Consolazione in Reggio Calabria
di P. Remigio da Cropani

"L’origine di questo glorioso Santuario è di certo posteriore al 1532, che fu appunto l’anno in cui i Cappuccini venivano chiamati in Reggio dalla bontà dell’Arcivescovo del tempo, Mons. Centelles.
Non si sa con esattezza cosa esistesse allora nel luogo sacro, scrivendo alcuni di una cappelluccia, altri di un piccolo oratorio, ed altri ancora di un’edicola con l’immagine della Vergine SS. della Consolazione, più alcune cellette, che in tempo molto remoto, sarebbero state abitate da eremiti.
Comunque all’arrivo dei Cappuccini, il luogo era proprietà privata del Sig. Giov. Bernardo Melito, e fu proprio questi a cederlo ad essi insieme alla cappelluccia e ad alcune stanzette con un piccolo appezzamento di terreno.
Venivano gli umili religiosi da Valletuccio, in numero di 12, e dovettero per un po’ di tempo adattarsi alla strettezza dell’Eremo, che pur doveva venire il cenacolo più fulgido delle glorie cappuccine di Calabria, e la meta dei più numerosi e amorosi pellegrinaggi della città di Reggio.
Da quello storico giorno s’inizia una nuova pagina negli annali del popolo reggino; poiché la Vergine della Consolazione, i Cappuccini e Reggio vivranno sempre una vita fusa di gaudio e di dolore".

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"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".