Il carnevale: festa della gioia e dell’amore (2014)


Il carnevale di quest’anno si è rivelato un momento di significativa aggregazione “familiare” all’interno dell’itinerario di formazione catechistica parrocchiale.

Non è stata la festa mondana importata dal mondo, dove i costumi, gli schiamazzi, i balli in maschera, le sfilate e le fantasiose acconciature ne caratterizzano la tonalità prettamente orizzontale, che si alimenta di vanitosa banalità ed ostentata ipocrisia, mentre le note della banda rumoreggiante rompe la monotonia di una società infarcita di piattume e di affarismo egoistico.

La solita escursione che riesce ad oppiare i sensi per poi svegliarli in un’escalation emozionale in cerca di protagonismo che fa rumore ma che alla fine fa riaffiorare quel vuoto che riapre il forziere della nostalgia di quelle feste di un tempo che inebriavano di gioia e trasformavano i rioni in rivoli giullari, mentre i curiosi e gli spettatori casalinghi si affacciavano dalle finestre e dai balconi compiacenti per questo rito di ricreativa bellezza.

Esattamente quello che è stata la festa che ci hanno fatto godere i nostri bambini del catechismo: creatività, naturalezza, fantasia di costumi, sobri e nobilissimi, oserei dire regali, con un portamento illuminato dall’innocenza della grazia divina.

Sia che i costumi richiamassero personaggi di alto rango sociale, come regine, re, principesse, o di popolare profilo mitico e avventuriero, le bambine e i bambini hanno saputo riproporli nella loro parte più nobile, veicolata con impareggiabile e inimitabile carisma attraverso la loro semplicità e la loro bontà.

E poi quanti coriandoli quasi a simboleggiare la voglia di volare alto ed essere leggere per liberarci verso la pienezza della gioia e dell’amore. Quasi fossimo veramente, come di fatto siamo, una sola famiglia, e cioè la famiglia di Dio.

Un plauso particolare alle catechiste che sono riuscite a trasmettere alle mamme, peraltro bravissime, quell’input capace di trasformare il salone del ven. padre Gesualdo in un palcoscenico di una festa vera e, soprattutto, ricca di valori umani e spirituali.

Al termine, come di consueto, la ciliegina sulla torta: una “tavolata” di prelibatezze che hanno reso ancora più bella la festa, con un tocco di alta classe di comunione e condivisione evangelica.


"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".