21/02/2008
Pastorale vocazionale

Una storia d’amore

“La storia di ogni vocazione sacerdotale, come peraltro di ogni vocazione cristiana, è la storia di un ineffabile dialogo tra Dio e l’uomo, tra l’amore di Dio che chiama e la libertà dell’uomo che nell’amore risponde a Dio” (PDV 36).
E’ così che il servo di Dio Giovanni Paolo II ha definito la chiamata al sacerdozio. E’, quindi, un dono d’amore, che fa dono d’amore alla chiesa e al mondo.
Gesù ha chiamato gli apostoli individualmente, rivolgendo l’invito: ‘Seguimi!’ (Mt 4,19). Anche oggi continua a chiamare personalmente con la stessa parola. Chiama anche te, caro giovane, per essere come Lui, servo d’amore, riscoprendo la bellezza della tua vita e di quella di quanti, specie più poveri e bisognosi, la provvidenza porrà sui tuoi passi.
Se poi, nel tuo cuore, desideri seguirlo ancora "più da vicino", come Francesco d’Assisi, il beato Angelo d’Acri o il ven. padre Gesualdo da Reggio Calabria, chiedi di fare un’esperienza della vita cappuccina presso il Convento dei Cappuccini di Chiaravalle Centrale (CZ), il cui animatore è l’autore di questo significativo contributo vocazionale.


Vieni e seguimi!

«Cristo Gesù, pur essendo di condizione divina, non considerò suo bene esclusivo l’essere uguale a Dio, ma annientò se stesso prendendo la condizione di schiavo, diventando simile agli uomini, ... umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2,5-8).
E’ in Cristo che si realizza la donazione totale a Dio, Lui che nella pienezza dei tempi si incarna nella storia e rivela il disegno del Padre nei riguardi di tutta la creazione e, in particolare, nei riguardi dell’uomo.
Egli svela pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione (GS 22), nascosta nel cuore dell’eterno.
Un giorno si presentò a Gesù un giovane e gli disse: «Maestro buono che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù, stupito, guarda quel giovane che gli porge una domanda sicuramente insolita per uno della sua età, e quasi lo mette alla prova rispondendogli con un altro quesito: «Conosci i comandamenti?». Cioè conosci la legge che è già scritta nel tuo cuore e che Dio ha raccomandato per mezzo di Mosè, attraverso i dieci comandamenti?
Il giovane, al contrario di qualsiasi aspettativa, è felice della domanda postagli da Gesù: «Maestro tutte queste cose le ho osservate dalla mia giovinezza!». «Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: Una sola cosa ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi!».
Gesù fissa lo sguardo su quel giovane e lo ama. E’ bellissima questa espressione del vangelo. Gesù lo ama perché è un giovane che, attraverso l’osservanza dei comandamenti, si sforza di realizzarsi come uomo, si sforza di realizzare l’immagine e somiglianza divina con Dio che ha racchiusa nel suo cuore.
Ma Gesù, dopo aver fissato lo sguardo su di lui e di essersi compiaciuto del comportamento testimoniato dal giovane, aggiunge: «Una cosa sola ti manca, vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri», cioé dona tutto te stesso per gli altri; realizza in te l’immagine piena di Dio che manifesta la sua forza e potenza nell’amore, e quindi nella donazione totale di sé.
Ma a queste parole «il giovane si fece scuro in volto e se ne andò rattrisato, poiché aveva molte ricchezze». Il giovane non ha saputo rinunciare... a se stesso, perché aveva identificato la sua vita nelle sue ricchezze. Quel giovane, apparentemente coraggioso, non aveva il cuore e la mente aperti agli ideali alti e generosi proposti da Gesù: Vieni e seguimi, con tutto te stesso! (cfr. Mc 10,17-22). Vieni e seguimi senza alcun ostacolo o peso che potrebbe intralciare e rallentare il tuo cammino. Seguimi sulla via della croce, cioè sulla vita dell’amore, e ama come io ho amato te.
Ma il giovane non ha avuto il coraggio di lasciare le sue sicurezze, non ha avuto il coraggio di amare come Gesù.
Gesù spoglia se stesso e nella sua vita realizza una volta per sempre la vocazione di ogni uomo. Il suo è un sacrificio che si perpetua ogni giorno, ecco perché la celebrazione Eucaristica è Memoriale, cioè, un evento passato reso attuale nel presente e che ci proietta ad una realtà futura.
L’Eucarestia è il «luogo» dove Cristo ancora oggi si rende presente ad ogni uomo, dove Cristo ancora oggi fa ardere il cuore nel petto al momento dell’incontro. Essa costituisce il momento culminante nel quale Gesù, nel suo Corpo donato e nel suo Sangue versato per la nostra salvezza, svela il mistero della sua identità ed indica il senso della vocazione di ogni credente.
Il significato della vita umana è, infatti, tutto in quel Corpo e in quel Sangue, poiché da essi sono giunti a noi la vita e la salvezza. Con essi deve identificarsi l’esistenza stessa della persona, la quale realizza se stessa nella misura in cui sa farsi, a sua volta, dono per gli altri. Nell’Eucaristia tutto questo è misteriosamente significato nel segno del pane e del vino, memoriale della Pasqua del Signore: il credente che si nutre di quel Corpo donato e di quel Sangue versato riceve la forza di trasformarsi a sua volta in dono.
Nell’incontro con il Signore, e quindi nell’esperienza di Lui, ciascuno trova la chiave interpretativa della propria esistenza e il coraggio di realizzarla, così da costruire, nella diversità dei carismi e delle vocazioni, l’unico corpo di Cristo e dire con Lui al Padre nello Spirito Santo: con tutto me stesso... eccomi!

P. Pietro Ammendola
Animatore vocazionale
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"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".