"Solo un miracolo può salvarla"! E si salva!

Reggio, 24 marzo 1933 — Concettina Melacrino nata Spinelli, incinta al nono mese, al marito che si ritira in casa, annunzia che sente fortissimi dolori al capo. Medici immediatamente chiamati riscontrarono grave stato di intossicazione eclamptica, per cui la signora fu ricoverata con somma urgenza in ospedale, dove giunse all’una di notte dei 25-3-1933; si trovava «in coma per violenta e grave intossicazione eclamptica, e lo stato di subcoscienza à dominato il quadro clinico per circa 24 ore consecutive.
« Appariva edematosa per quasi tutto il corpo, le urine per la enorme quantità di albumina coagulavano in massa alla ebollizione, ed all’esame microscopico davano un marcato reperto renale, la pressione arteriosa era assai elevata.
« Venne subito iniziata cura generale medica alla Stroganoff, allo scopo di svelenare l’organismo, evitare il ripetersi di attacchi eclamptici, e l’aumento dei temibili fatti congestizi, facilitare la diuresi, abbassare la pressione sanguigna mercé salasso e somministrazione di adatti farmaci ».
Contemporaneamente si cerca di accelerare il parto, ma riusciti vani tutti i tentativi, si perviene ad un intervento cesareo (Prof. Ugo Tropea). Ma durante l’operazione, le condizioni dell’inferma appaiono così disperate che il dott. Aldo Mottareale viene incaricato di comunicare al marito, in attesa spasmodica, l’imminente fine della signora, nella stessa sala operatoria. Ma il Mottareale non ebbe il coraggio di dir niente, e la signora, medicata sommariamente, venne riportata nella sua stanza, con l’ordine di lasciarla nella stessa lettiga, sino alla fine, che si prevedeva, prossima e irrimediabile. Il cappellano dell’ospedale. P. Mariano da Fiumara, chiamato d’urgenza. amministra l’Olio santo, mentre parenti ed amici pregano, stretti attorno a quel corpo inerte.
Alle 19, finite tutte le operazioni in sala operatoria, i chirurghi passarono, per dare un’occhiata nella stanza della sig.ra Melacrino; ed al padre, che ansiosamente chiedeva quali speranze ci fossero di salvarla, il prof. Tropea rispose: «Purtroppo, nessuna speranza; solo un miracolo può salvarla».
«A queste dolorose parole — scrive il padre dell’inferma, Saverio Spinelli — si presentò alla mia fantasia mia madre morta col terremoto del 1908, che sempre mi diceva che suo nonno serviva la messa a P. Gesualdo e che questi era un sant’uomo». Con piena fiducia nell’intervento del «santo», Saverio Spinelli si attacca al telefono, per chiedere al superiore della Consolazione che voglia portare alla sua inferma il bastone di P. Gesualdo. L’indomani mattina il cappellano portò il bastone, e l’inferma, pur senza aver riacquistato conoscenza, lo afferra saldamente con tutt’e due le mani, tenendolo strettissimo, e resistendo ad ogni tentativo affettuoso di staccarglielo. Da quel momento si determinò un miglioramento rapido e sensibilissimo. «Dopo circa 24 ore dall’ingresso in Istituto la malata, che era rimasta sempre in stato di obnubilamento mentale, comincia a rientrare in se stessa, e lentamente à inizio la miglioria generale» (Prof. Tropea, che attribuisce questa salvezza alla «opportuna terapia», cui si riferisce, per la verità, in termini generici). Quando P. Mariano, dopo due giorni, va a riprendersi il bastone di P. Gesualdo, l’inferma, che non ha voluto cederlo a nessun patto, lo restituisce a lui, dopo aver toccato con la punta il capo dei parenti, che la circondano, ancora ansiosi. Dopo qualche giorno, la guarigione è completa (Relazioni: prof. Tropea, dott. Auteri, Spinelli e Melacrino; Fr. G. Raimondo da Castelbuono, Il Venerabile P. Gesualdo da Reggio Calabria, Messina 1974, pp. 336-338)


"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".