"Accendete le candele a P. Gesualdo"!

«Io qui sottocritto, dichiaro che nei 1951 curavo Cappelli Antonia (bambina di alcuni anni), affetta da gravissima infezione tifoidea, tanto che, verso il ventesimo giorno di malattia, la malata ha perduto il polso e non nutrivo più alcuna speranza che si salvasse. Mi ero ormai rassegnato a vederla morire, impotente alla inesorabilità del male. E per non sentir piangere la mamma, dopo che ero stato una notte al capezzale dell’inferma, me ne ero andato, per non esser presente alla morte. Sono ritornato verso le sette: le condizioni dell’inferma erano disperate: sensorio obnubilato, polso sempre assente, quando arriva una donna, che pone sulla moribonda una fotografia di P. Gesualdo da Reggio Calabria. Allora prendo il polso della paziente e penso: “Voglio vedere che cosa farà questo vecchio”. Non lascio il polso, e dopo circa mezz’ora ho l’impressione di sentire le mie dita percosse come da un sottilissimo filo, ma poiché il fenomeno non si ripete per alcuni minuti, ritengo che sia stata una mia impressione. Invece non si era trattato di impressione, perché successivamente quel filo, col passare dei minuti, s’ingrossava sempre più, fino a diventare, dopo circa tre ore dall’intervento miracoloso del P. Gesualdo, polso regolare.
Da notare che durante questo periodo di osservazione non ho eseguito alcuna terapia. Inoltre, la malata non era stata trattata con antibiotici, ma con la terapia di quell’epoca, impotente di fronte all’imponenza del. male.
F.to Dott. Giuseppe Zuccalà
Nota — La mamma della bambina ammalata, confermando il racconto del medico curante, precisa, assieme all’amica Rosina Giannotta, che aveva portato l’immaginetta del Ven. P. Gesualdo, che questa le fu applicata sulla bocca, e la bambina « all’istante apre gli occhi ed esclama: “Accendete le candele al P. Gesualdo!” ». Allora il medico prende il polso dell’inferma, sino alla constatazione consolante: P. Gesualdo ha fatto il miracolo! (Il fatto è avvenuto a 5. Lorenzo (RC), nel febbraio del 1951; Fr. G. Raimondo da Castelbuono, Il Venerabile P. Gesualdo da Reggio Calabria, Messina 1974, pp. 340-341).
"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".