Gastrite pericolosissima guarisce

La signora Oliva Serranò, moglie del farmacista Pietro Lamanna, prendendo un purgante di manna e siena, ha ingoiato inavvertitamente un ago, che le resta nelle viscere, procurandole disturbi tali, che nello spazio di alcuni giorni, non trovando rimedio, è ridotta in fin di vita, per dolori e vomito continuo, per cui chiede i sacramenti estremi, riuscendo solo a grande stento a inghiottire la sacra Particola. I medici hanno perduto ogni speranza di salvarla.
Il marito si ricorda, nell’angoscia, di avere in casa il bastone che P. Gesualdo diede poco prima di morire a suo suocero, e portandolo all’inferma, la invita a pregare; tutta la famiglia in ginocchio prega con loro. Appena applicata la reliquia, la signora dichiara di sentirsi meglio, e cessano le convulsioni penose, che la sconvolgevano. Il marito, pieno di sicurezza, le diceva: — Tu stai bene! P. Gesualdo ti ha guarita! — mentre gli astanti, tentennando il capo, commentavano: — Poveretto, è impazzito dal dolore!
Ma l’indomani l’inferma poté cominciare a nutrirsi, mangiando il pollo, non solo senza disturbi, ma con appetito. Dopo qualche altro giorno, cedendo alle amorevoli insistenze del marito, tentò di alzarsi; ma nei movimenti che fece, sentì una trafittura al fianco, e avvertendo che la camicia urtava contro un ostacolo, credendo che si trattasse di una crosta prodotta nelle ferite praticate nei tentativi di estrarre l’ago, volle osservare; con un grido di speranza, invita il marito a guardare: la cruna dell’ago è venuta fuori!
Il marito corre a chiamare il medico; ma durante la sua assenza, la signora, facendosi aiutare dalla cameriera, servendosi di un altro ago, tentava di estrarre quello che era causa di tanto male; se non che, questo si spezza, restando per metà ancora nei tessuti del corpo. Il medico, sopraggiunto, però, con tutta facilità può estrarlo. Il fatto fu giudicato prodigioso dai medici, soprattutto per la guarigione istantanea e completa della gastrite gravissima prodotta dalla presenza, per una ventina di giorni, di quel corpo estraneo (Fr. G. Raimondo da Castelbuono, Il Venerabile P. Gesualdo da Reggio Calabria, Messina 1974, pp. 335-336)
"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".