"Mamma, corri, ché ci vedo"!

«… Nel 1924 fui chiamato dalla famiglia Strati (S. Lorenzo - Reggio Cal.) per la figlia Giuseppina (11 anni), la quale presentava una forma di iridocielite di natura luetica; malattia che progrediva rapidamente fino a raggiungere la cecità. Cercai di curarla, ma viste inutili le cure, la inviai a Messina dal prof. Scimemi, oculista di fama, il quale confermò la diagnosi con prognosi infausta, prescrivendole delle cure mercuriali. La Strati rientrò in paese ed iniziò la cura con nessun profitto. Tanto che io ero convinto che non c’era nessuna possibilità di guarigione, come del resto aveva prognosticato il prof. Scimemi. Perduta ogni speranza nell’efficacia della cura, un bel mattino fui chiamato d’urgenza dalla famiglia, e constatai che la Strati Giuseppina aveva riacquistato repentinamente la vista. Si gridò subito al miracolo, attribuendo la guarigione ad un intervento di P. Gesualdo da Reggio, il quale, a dire dell’inferma, era apparso nella notte all’inferma con un bastone, assicurandole la guarigione. Mi risulta che la stessa è guarita completamente, tanto che passò a regolari nozze, procreando due figlie.
F.to Dott. Stefano Abenavoli

Nota —
Giuseppina Strati racconta di se stessa che una notte, dopo che un infermiere, che doveva praticarle una iniezione endovenosa, ci rinunziò, perché non riusciva a trovar la vena, dopo molti tentativi, sognò un cappuccino, col cappuccio in testa ed un bastone in mano. «Perché piangi? — chiede alla bambina. — Non vedete che sono cieca? — Pregami, figliuola, ed io ti guarirò! — Ma voi siete un santo?! — Pregami, ché io ti guarir ».
L’indomani arrivava in paese il concittadino P. Giambattista Familiari, vicepostulatore della causa del Ven. P. Gesualdo, che offrì alla nonna dell’inferma un’immagine del servo di Dio. Appena la bambina l’ha in mano, se la pone sugli occhi, pregando con vivo fervore. Poco dopo, apre gli occhi e vede la luce. Imrnediatamente grida: —. Mamma, corri, ché io vedo! Il monaco mi ha fatto il miracolo! — Guardando l’immagine, riconosce in essa la figura del sogno, e viene a sapere che si tratta del P. Gesualdo, che mai aveva sentito nominare (Fr. G. Raimondo da Castelbuono, Il Venerabile P. Gesualdo da Reggio Calabria, Messina 1974, pp. 341-342)

"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".