Precetto Pasquale per il personale comunale celebrato da Sua Ecc. Mons. Morosini (16 marzo 2016)
"Cristo ha vinto il male e noi... ?"
Come di consueto anche quest’anno il Cenacolo “Maria Consolatrice” è stato chiamato ad animare il precetto pasquale per gli impiegati comunali che si è tenuto presso la “Sala Versace” del CEDIR. La Liturgia Eucaristica è stata presieduta da sua Ecc. Mons. Fiorini Morosini, alla presenza del sindaco G. Falcomatà e dell’assessore A. Neri.
La riflessione di Mons. Morosini è stata profonda e spessa soprattutto nell’ottica di quella responsabilità che ogni gesto compiuto deve essere rivolto a riflettere lo spirito cristiano del quale si è testimoni e portatori, ma ancor di più di rappresentare lo spirito della Pasqua di Resurrezione, di vittoria e di rinnovamento della realtà nella quale si vive, altrimenti tutto resta vano e perde di ogni significato; se si è credenti si è responsabili e la responsabilità può solo produrre quella sana libertà che sa della verità del sacrificio di Cristo per i suoi fratelli.
La Parola del giorno ha riportato alla memoria l’opposizione di tre giovani del popolo ebraico al potere del male, a quel culto della personalità che rende schiavi e timorosi di esporsi per non correre rischi. Questi tre uomini hanno saputo incarnare una speranza costruttiva capace solo di produrre il “frutto della libertà”. Una metafora concomitante alla situazione della nostra società e alla nostra terra, vittima di un cancro, quale quello della mafia, che non può assolutamente lasciarci indifferenti né tantomeno inermi.
“Se una città non si ritrova unita, ciascuno per proprio conto, per quello che può e deve fare, noi non ci libereremo mai, non saremo mai uomini liberi.”
La riflessione di Mons. Morosini è stata profonda e spessa soprattutto nell’ottica di quella responsabilità che ogni gesto compiuto deve essere rivolto a riflettere lo spirito cristiano del quale si è testimoni e portatori, ma ancor di più di rappresentare lo spirito della Pasqua di Resurrezione, di vittoria e di rinnovamento della realtà nella quale si vive, altrimenti tutto resta vano e perde di ogni significato; se si è credenti si è responsabili e la responsabilità può solo produrre quella sana libertà che sa della verità del sacrificio di Cristo per i suoi fratelli.
La Parola del giorno ha riportato alla memoria l’opposizione di tre giovani del popolo ebraico al potere del male, a quel culto della personalità che rende schiavi e timorosi di esporsi per non correre rischi. Questi tre uomini hanno saputo incarnare una speranza costruttiva capace solo di produrre il “frutto della libertà”. Una metafora concomitante alla situazione della nostra società e alla nostra terra, vittima di un cancro, quale quello della mafia, che non può assolutamente lasciarci indifferenti né tantomeno inermi.
“Se una città non si ritrova unita, ciascuno per proprio conto, per quello che può e deve fare, noi non ci libereremo mai, non saremo mai uomini liberi.”
“Cristo ha vinto il male e noi lo vinciamo questo male? Cristo è passato dalla morte alla vita, ma noi riusciremo mai a cambiare la realtà di morte che può esserci in mezzo a noi, nella nostra realtà?”
L’augurio finale del Vescovo per una Santa Pasqua di rinnovamento è stato seguito dai sentiti ringraziamenti del sindaco a nome di tutta l’amministrazione comunale e rivolto a tutti i presenti, Cenacolo compreso. Il sindaco ha tenuto a sottolineare come la celebrazione della santa Messa insieme ai dipendenti comunali, in occasione sia del Natale sia della Pasqua, è un impegno che si conferma, che rigenera quella missione civile che sente forte il bisogno di essere accompagnati dal Signore “[…] che ci dia il coraggio e la passione anche quando le forze del male provano ad affiancare l’impegno che noi, giorno dopo giorno, onoriamo anche con la nostra presenza; che ci dia la forza e la fiducia anche per continuare ad essere costruttori di speranza.”
L’augurio finale del Vescovo per una Santa Pasqua di rinnovamento è stato seguito dai sentiti ringraziamenti del sindaco a nome di tutta l’amministrazione comunale e rivolto a tutti i presenti, Cenacolo compreso. Il sindaco ha tenuto a sottolineare come la celebrazione della santa Messa insieme ai dipendenti comunali, in occasione sia del Natale sia della Pasqua, è un impegno che si conferma, che rigenera quella missione civile che sente forte il bisogno di essere accompagnati dal Signore “[…] che ci dia il coraggio e la passione anche quando le forze del male provano ad affiancare l’impegno che noi, giorno dopo giorno, onoriamo anche con la nostra presenza; che ci dia la forza e la fiducia anche per continuare ad essere costruttori di speranza.”
Daniela Labate
"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".
"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".
"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".
"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".
"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".
"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".
"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".
"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".
"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".
"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".
"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".