Il terribile terremoto del 1783

Il 5 febbraio del 1783 irrompe
uno dei terremoti più tragici
e devastanti, che si ricordi
a memoria di uomo, interessando
la parte meridionale della Calabria.

Le vittime e le rovine,
come aveva più volte preannunciato
lo stesso padre Gesualdo,
sono incalcolabili.

Onde affrontare le prime emergenze,
le Autorità decretano la soppressione
dei conventi, incamerandone i beni
e la deportazione dei religiosi
in altra regione.

Per cui anche padre Gesualdo
deve abbandonare il convento,
ma l’Arcivescovo non vuole perdere
un collaboratore così prezioso
ed ottiene dalle competenti autorità
che resti a Reggio, acconsentendo che
vada ad abitare in una baracca
assieme al fratello sacerdote.

Dalle prime luci dell’alba a notte fonda
p. Gesualdo si prodiga
instancabilmente a portare ovunque
conforto spirituale e materiale,
come un vero «Angelo di carità».

(Disegno di Giorgio Pinna: Angelo di carità nel terremoto 1783)
"Tutto l’essere ed operare delle creature ha da andare a Dio: cioè tutto farsi a sua gloria".

"Un albero si secca, se si fa spesso mutar di luogo".

"Una ferita nel corpo ti fa gemere, tante ferite mortali nell’anima non ti pesano. Prega, prega Dio che te le faccia sentire, e se ottieni la grazia, cercherai il medico che ti guarisca, né ti quieterai finché non abbi ricuperato la vita, e la salute".

"Tre generi di vita si possono menare da viventi: viver da bruto, viver da uomo, viver da cristiano.
Il bruto è regolato dai soli sensi, l’uomo dalla ragione, il cristiano dalla fede".

"Temete la calca enorme dei vostri peccati? Maria è impegnata ad impetrarvi l’indulto, e la remissione".

"Si guardi di non giudicar male alcuno, né condannarlo, ma più tosto giudichi e condanni se stesso".